Paolo, Mariateresa e Luca per il loro impegno hanno ricevuto l’onorificenza al Quirinale: "Quell'esperienza ci ha cambiato"
Paolo, Mariateresa e Luca © Tgcom24
“Penso che questa onorificenza sia il riconoscimento del Presidente Sergio Mattarella per l’impegno dei medici che hanno lavorato e lavorano nel territorio”. A parlare a Tgcom24 è Paolo Simonato, medico di 29 anni che insieme ai colleghi Mariateresa Gallea e Luca Sostini, di 33 e 34 anni, hanno sostituito a Vo’ i tre colleghi posti in isolamento domiciliare allo scoppio dell’epidemia da Coronavirus.
Grazie al loro impegno, insieme ad altri 53 cittadini distinti per il merito durante la pandemia, hanno ricevuto il titolo di Cavalieri dal Presidente Sergio Mattarella, durante una solenne cerimonia in Quirinale.
Era il 23 febbraio scorso quando Paolo apprese la notizia che c’era bisogno di assistenza medica nel comune padovano: “Mi trovavo a Oxford, da mio fratello. Ho accettato in modo quasi istintivo: sono atterrato a mezzanotte e il giorno dopo ero operativo”. In quei giorni Vò, paese di poco più di 3000 abitanti, era stato blindato come una “zona rossa”. È proprio qui che si registrò la prima vittima di Coronavirus.
I tre, legati da un profondo senso di amicizia, non riescono a trattenere le lacrime. “Le immagini trasmesse durante la cerimonia mi hanno ricordato quei momenti difficili, durante il lockdown, con le foto di città in preda alla desolazione e le piazze vuote. Ho provato una forte emozione” afferma Mariateresa che aggiunge: “Metterò questa medaglia nel mio studio e la guarderò ogni giorno per ricordare qual è il mio compito di medico e cittadina”.
“Quest’esperienza ha cambiato tutti e tre da un punto di vista non solo professionale, ma anche umano” dichiara Luca, anche lui fortemente emozionato e che da circa un anno lavora come medico di famiglia in provincia di Padova, non lontano da Vo’. “Mai avrei pensato di commuovermi così tanto oggi e sono molto felice anche per aver incontrato gli altri cittadini premiati. È stato un momento unico”.
A distanza di mesi da quei giorni, non ancora usciti dall’emergenza Coronavirus, ci si rende conto dell’importanza che ha avuto la medicina generale in una regione come il Veneto: “La malattia non va gestita solo da un punto di vista clinico – afferma Paolo – il paziente è in primis una persona. Per un medico è importante saper far da ponte tra quello che è la malattia e l’aspetto emotivo e la gestione di questa, soprattutto in momenti come quelli passati, in cui la preoccupazione e l’ansia assalgono la cittadinanza”.
Un premio, che Paolo, Mariateresa e Luca in quel 23 febbraio mai avrebbero pensato di ricevere. Perché allora accettare di andare incontro un virus sconosciuto che aveva già provocato centinaia di vittime in Cina? “Siamo medici, è nostro compito assistere i pazienti, a maggior ragione nelle situazioni di urgenza. Non potevamo non accettare” concludono concordi tutti e tre.