"Non può non venirmi il dubbio che siamo alla soglia di uno stato parafascista", dice Marco Vizzardelli. Risponde la Questura: controllo preventivo, è prassi in queste occasioni
E' polemica dopo la Prima della Scala a Milano, per l'identificazione di due loggionisti giovedì sera, dopo l'urlo "W l'Italia antifascista". "Trovo un po' inquietante che io sia stato identificato, non può non venirmi il dubbio che siamo alla soglia di uno stato parafascista", ha detto all'agenzia Ansa uno dei protagonisti, Marco Vizzardelli. L'Identificazione "non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata", ha precisato la polizia di Stato.
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"L'identificazione dei due spettatori presenti in Galleria - spiega la Questura di Milano in una nota - è stata effettuata quale modalità ordinaria di controllo preventivo per garantire la sicurezza della manifestazione". "L'iniziativa non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata - ha sottolineato la Questura - ma dalle particolari circostanze, considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell'evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento. La conoscenza dell'identità delle persone ha consentito, infatti, di poter ritenere con certezza l'assenza di alcun rischio per l'evento".
"Non sono un pericoloso comunista, al massimo un liberale di sinistra - ha invece riaffermato Vizzardelli - ma non reggo due cose: qualsiasi vago profumo di fascismo e qualsiasi forma di razzismo. E ieri avevo davanti due rappresentanti dello Stato come Salvini e La Russa che su entrambi questi fronti mi lasciano molto perplesso".
Giornalista di 65 anni, Vizzardelli frequenta la Scala da quando ne aveva 10 e spiega di essere arrivato giovedì alla Prima "rimuginando sulla presenza di Liliana Segre sul palco assieme a Ignazio La Russa e Matteo Salvini. Non mi piaceva per nulla averla vista in mezzo a questa polemica e ho pensato che qualcosa andava fatto ma non sapevo cosa". Prima dell'esecuzione dell'inno di Mameli, qualcuno ha urlato 'no al fascismo', "ma non ero io - prosegue Vizzardelli - ma qualcuno dall'altra parte della prima galleria dov'ero seduto".
"Quando è finito l'inno, ho preso la pausa di silenzio e ho detto 'viva l'Italia antifascista' ma senza urlare, con calma e tranquillità. Il vecchio sovrintendente della Scala Alexander Pereira diceva che avevo una proiezione di voce eccezionale e in effetti si è sentito bene. Ma ho detto una cosa lapalissiana, non mi aspettavo proprio tutto questo can can".
"Ma al loggionista che ha gridato 'Viva l'Italia antifascista' ed è stato identificato, che gli si fa? Chiedo per un amico". Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ironizza così con una storia su Instagram il giorno dopo la Prima della Scala, durante la quale il giornalista Marco Vizzardelli ha urlato dal loggione 'Viva l'Italia antifascista' dopo l'inno di Mameli per poi essere identificato dalla Digos.