Quegli occhi sbarrati nel Mediterraneo si aprono a un sorriso: ecco la nuova vita di Josefa
© tgcom24
© tgcom24
Il vicepremier è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver negato lo sbarco a 147 migranti ad agosto 2019: "Non c'erano emergenze a bordo"
© Ansa
Durante l'udienza per il caso Open Arms al Tribunale di Palermo, Matteo Salvini ha rilasciato dichiarazioni spontanee. "Io tutelavo la sicurezza nazionale - ha spiegato il vicepremier - come dimostra il fatto che almeno tre episodi delittuosi in Francia, Germania e Belgio sono imputabili a persone sbarcate a Lampedusa". Nel processo il vicepremier è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver negato lo sbarco a 147 migranti soccorsi dalla ong ad agosto 2019.
© Tgcom24
Rispondendo alle domande del tribunale, Matteo Salvini ha detto di non aver mai negato lo sbarco quando c'erano situazioni sanitarie d'emergenza documentate, E nel caso della Open Arms, il leader della Lega ha spiegato di essere stato "rassicurato" dai rapporti dell'Usmaf sul fatto che non ci fossero emergenze in corso: "Noi seguivamo l'evolversi della situazione ma fummo rassicurati sul fatto che non c'erano situazioni di allarme". E in ogni caso, se ci fossero state emergenze, secondo Salvini "lo sbarco poteva essere disposto, anche in assenza di assegnazione di Pos, da altre autorità, come è avvenuto ad esempio nel caso della Mare Ionio".
E alla domanda se fosse a conoscenza del fatto che alcuni migranti si fossero buttati in mare, Salvini ha risposto: "Non era la prima volta". Il ministro dei Trasporti ha poi aggiunto di aver valutato la possibilità di violazioni delle leggi sul soccorso in mare: "Fu una valutazione che facemmo e stabilimmo che era stato fatto tutto secondo le convenzioni internazionali".
Salvini ha poi parlato del modus operandi stabilito con quello che all'epoca era il governo guidato da Giuseppe Conte: "La modalità operativa condivisa per un anno dal governo Conte era sempre stata la stessa: prima dello sbarco doveva esserci la garanzia di una equa redistribuzione e il coinvolgimento delle istituzioni europee. Prima la redistribuzione e poi lo sbarco, era questa la modalità operativa".
Salvini ha poi insistito su questo punto: "Non permettere lo sbarco prima di aver chiuso l'accordo con gli altri Paesi europei sulla redistribuzione era una sorte di pressione, e grazie al nostro operato finalmente l'Europa è diventata solidale", ha raccontato. E proprio "perché le trattative coi Paesi europei sulla redistribuzione dei profughi erano in fase avanzata, avremmo comunque dato l'indicazione del porto sicuro di lì a poco", ha aggiunto, nonostante il 20 agosto 2019 i migranti sbarcarono su decisione della procura di Agrigento. "Se non fosse intervenuta l'autorità giudiziaria, l'avremmo fatto noi", ha spiegato il ministro.
"Noi stavamo lavorando", ha continuato a raccontare Salvini. Il 21 agosto, cioè il giorno dopo lo sbarco imposto dalla procura, "ci dissero in Europa che avremmo avuto tutto il supporto possibile. Cioè il processo per la redistribuzione era in corso. Non era però facilissimo perché eravamo al 20 agosto e a Bruxelles non c'era il clima operativo che c'era a febbraio", ha aggiunto.
© tgcom24
© tgcom24