Il tribunale di Roma ha infatti sollevato la questione di costituzionalità riguardo il divieto di accesso al trattamento e alla diagnosi preimpianto per le coppie fertili portatrici di malattie trasmissibili geneticamente
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La Corte costituzionale dovrà nuovamente esprimersi sulla legge 40 che disciplina la procreazione assistita. Il tribunale di Roma ha infatti sollevato la questione di costituzionalità riguardo il divieto di accesso al trattamento e alla diagnosi preimpianto per le coppie fertili portatrici di malattie trasmissibili geneticamente. E' la prima volta che la Corte è chiamata a esprimersi su questo aspetto della normativa entrata in vigore nel 2004.
Norma già bocciata dalla Corte europea di Strasburgo - E' la prima volta che questa specifica questione arriva alla Consulta. In passato se ne era occupata invece la Corte europea di Strasburgo che nel 2012 aveva condannato l'Italia per violazione di due norme della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo. E aveva sottolineato l'"incoerenza" del nostro sistema che da un lato vieta alla coppia fertile ma portatrice di una malattia geneticamente trasmissibile di ricorrere alla diagnosi preimpianto, e dall'altro, con la legge 194 sull'aborto, le permette l'aborto terapeutico nel caso il feto sia affetto dalla stessa patologia.
Questione sollevata da una donna portatrice sana di distrofia muscolare - Alla prima sezione civile del tribunale di Roma, che ha sollevato la questione, si è rivolta una donna, portatrice sana di distrofia muscolare Becker (malattia genetica ereditata dal padre) e il marito, che si erano visti negare dal Centro per la tutela della Salute della donna e del bambino "Sant'Anna" della Capitale sia l'accesso alla procreazione assistita, sia la diagnosi preimpianto, sulla base del presupposto che il divieto non è stato cancellato dalla legge 40.