respinto il ricorso

Prato, ebbe un figlio con l'alunno 15enne: la Cassazione conferma la condanna della prof

La docente andrà in carcere dovrà scontare 6 anni e 6 mesi per abusi e violenza sessuale su minore

25 Ott 2023 - 12:24
Cassazione: "Gli sgomberi vanno eseguiti subito" © Da video

Cassazione: "Gli sgomberi vanno eseguiti subito" © Da video

La corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della donna di Prato che ebbe un figlio da un 15enne a cui dava lezioni private di inglese. La donna, oggi 35enne, è dunque condannata in via definitiva a 6 anni e 6 mesi, inflitti dal tribunale e confermati in corte d'Appello (con uno sconto di soli 15 giorni di pena) per atti sessuali e violenza sessuale per induzione su minore.

© Tgcom24

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Respinto il ricorso

 L'avvocato Mattia Alfano, uno dei due legali della donna, ha annunciato: "Nonostante l'ordine di carcerazione non sia ancora esecutivo la mia assistita si costituirà stasera stessa al carcere di Sollicciano". In particolare, il processo alla donna, aveva fatto perno sul fatto che i rapporti sessuali tra lei e il suo allievo - un amico di famiglia - sarebbero cominciati prima del compimento dei 14 anni del giovane, quando lei ne aveva già 30. La corte d'Appello, che si era espressa nel maggio dell'anno scorso, aveva confermato questo giudizio ribaltando invece la posizione del marito della donna: assolto con formula piena dopo una condanna in primo grado per essersi attribuito la paternità del neonato. Per la docente si aprono quindi le porte del carcere dal momento per questo reato non sono previste pene alternative di detenzione, per cui il carcere è stato obbligatorio.

Le accuse

 L'imputata "ha di fatto sequestrato la vittima, tra l'altro figlio di una sua amica. Lo ha legato a sé e ha sperato di rimanere incinta, vero è che era delusa di un primo esito negativo del test di gravidanza e lo ha poi ripetuto a una settimana di distanza" aveva sostenuto al processo d'appello l'avvocato Roberta Roviello, legale di parte civile della famiglia della parte offesa.

La difesa

 Secondo l'avvocato difensore della donna invece, la sua assistita "ha fatto pressioni, ma non sessuali, cercava affettività: sbagliata, malata, eticamente condannabile, ma affettività. L'allievo rispondeva con messaggi dettagliati ed espliciti, suggerendole di guardare dei video per eseguire meglio una prestazione richiesta. Non si ha a che fare con un soggetto passivo che subisce pressioni sessuali, lei lo faceva per sentirsi dire di essere amata. Sbagliando, ma quello voleva, essere amata".

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