© Agricoltori del Crotonese
© Agricoltori del Crotonese
A Tgcom24 uno degli esponenti della protesta, l'imprenditore Valerio Pugliese: "La Ue ci paga per farci abbandonare le coltivazioni"
© Agricoltori del Crotonese
© Agricoltori del Crotonese
I motori dei trattori restano accesi anche a Crotone, dove gli agricoltori sono entrati in città attraversando il centro, diretti prima verso il palazzo municipale, poi verso la Prefettura. La protesta va avanti ormai da tredici giorni, con un presidio fisso lungo la strada statale 106, istituito in modo da non creare blocchi del traffico che avrebbero penalizzato gli altri cittadini.
"Per il momento siamo trecento persone tra agricoltori, ragazzi ed esponenti delle istituzioni", racconta a Tgcom24 Valerio Pugliese, imprenditore impegnato da giorni nella protesta. "Sarà difficile arrivare a Roma direttamente con i trattori, come è stato detto nei giorni scorsi, ma se ci sarà una manifestazione siamo pronti a partecipare". Se a livello nazionale la protesta si è concentrata principalmente su livelli di retribuzione bassi e ricollocamento dei sussidi, su scala regionale il problema è nell'apparato burocratico: "La Regione ha una burocrazia ostile ma recentemente abbiamo aperto un tavolo con l’assessore all'agricoltura Gallo, che ci ha dato la sua disponibilità a rivedere insieme alcuni punti chiave, come le cartelle dei consorzi di bonifica, assolutamente ingiustificate. Allo Stato e al governo chiediamo che venga tolta l'Irpef sui terreni agricoli introdotta quest'anno. Il nostro settore deve avere tutele maggiori, così come il Made in Italy" prosegue Pugliese.
A livello comunitario, preoccupa il Green Deal, tarato più sulla sostenibilità ambientale che su quella economica, e soprattutto, la PAC, Politica Agricola Comune. L'insieme di leggi prevede, tra gli altri, obblighi di messa a riposo dei terreni. La Commissione ha provato una mediazione, proponendo di estendere per un altro anno la deroga, ma per gli agricoltori italiani ed europei non è sufficiente: "deve essere rivista. Era stata fondata per assicurare ai cittadini europei autonomia e sicurezza alimentari ma la tendenza è quella di farci abbandonare le coltivazioni dei i nostri terreni e ricevere sussidi per non fare assolutamente nulla. Tutto questo gioca a favore dei mercati esteri ed è assolutamente contrario al mantenimento degli standard di qualità che solo noi italiani riusciamo ad assicurare". Infine, conclude Pugliese, "noi non vogliamo sussidi, vogliamo produrre, lavorare e stare sul mercato ma abbiamo a che fare con costi giganteschi, insostenibili come quelli del gasolio agricolo e i nostri prodotti patiscono la concorrenza di quelli esteri."