A "Mattino Cinque News"

Aggressione medici a Foggia, la sorella della vittima: "È malasanità" | Operatori sanitari: "68mila aggressioni sono numeri da guerra, la misura è colma"

Il racconto a "Mattino Cinque News": "A dare i pugni alla porta è stata la polizia". Onorati (Fimmg): "Arresto immediato per chi aggredisce gli operatori sanitari"

09 Set 2024 - 10:55
 © Da video

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"Potevano uscire fuori e darci notizie". Così, la sorella della 23enne di Cerignola morta in seguito di un intervento chirurgico a Foggia, inizia la sua versione dei fatti in merito all'aggressione ai medici dell'ospedale pugliese asserragliati all'interno di una stanza per sfuggire alla furia dei parenti. Secondo quanto appreso nelle prime ore dopo la diffusione delle immagini, chirurghi, anestesisti e personale sanitario sarebbero stati vittime di un pestaggio da parte dei familiari della giovane dopo aver comunicato loro la notizia del decesso.

A "Mattino Cinque News" la sorella della ragazza fornisce la sua versione di quei minuti concitati: "Hanno premeditato tutto - ha sostenuto nel corso della sua intervista al programma di Canale 5 -. Sono stati loro a chiamare la polizia, purtroppo abbiamo perso lucidità perché mia sorella è entrata in quella sala operatoria e stava bene". 

La donna ha riferito che a dare i pugni alla porta della stanza in cui c'erano medici e infermieri sono stati gli agenti della polizia, chiamati dai sanitari stessi: "Quella era la prima porta del reparto - ha aggiunto la donna -. La polizia dava i pugni e diceva: "Aprite, siamo la polizia". Loro erano impauriti? Noi non abbiamo fatto niente, finché non siamo saliti con la polizia e siamo entrati con loro. Lì abbiamo perso la pazienza: è successo qualcosa lì dentro e spero che avremo le nostre ragioni". La donna smentisce un'altra notizia circolata in merito alla vicenda: "Non eravamo cinquanta persone - ha detto -. Se fossimo stati così tanti penso che quella porta si sarebbe aperta. Eravamo una ventina, la maggior parte donne e c'erano anche bambini". 

Il segretario dei medici di base: "La misura è colma"  Intanto dopo l'aggressione shock all'ospedale di Foggia tutto il personale sanitario che opera negli ambulatori di famiglia, nei servizi specializzati e nei reparti ospedalieri della provincia, ha annunciato che incrocerà le bracciaSalvatore Onorati, segretario generale della locale Federazione Italiana Medici di Medicina Generale ha riferito di aver parlato con i medici del reparto: "Sono turbati per usare un eufemismo - ha detto a "Mattino Cinque News" -. Quelle immagini sono il simbolo di una categoria che non ce la fa più. La misura è colma, 68mila aggressioni sono numeri da guerra. Rispetto a questo, un raid dove la folla si fa giudice e boia, significa l'assenza dello Stato. Lo Stato deve farsi presente: per questo ho fatto la proposta di un'ora di astensione dal lavoro, non servirà a nulla ma è un atto simbolico". Onorati, nel suo intervento, propone anche un'altra soluzione per limitare queste aggressioni: "Durante il Covid siamo stati eroi e martiri perché alcuni di noi sono morti - ha aggiunto -. Ora siamo martiri perché veniamo aggrediti. Come può un medico lavorare con una spada di Damocle sulla testa. Il nostro segnale è per l'opinione pubblica. E allo Stato dico: arresto immediato per chi aggredisce il personale sanitario".

La donna ha poi raccontato cosa è avvenuto il giorno in cui la sorella è morta: "Come tutti i giorni andavamo a trovare mia sorella alle sei - ha continuato -. Quel giorno c'erano due mie zie che sono arrivate poco prima e hanno visto mia sorella uscire con due operatori socio sanitari, quindi non era grave. Mia sorella si gira e dice a mia zia che sarebbe andata in sala operatoria per un piccolo intervento che sarebbe durato circa mezz'ora. Poco dopo sono arrivata anche io, con la mia famiglia. Verso le 19.20 un dottore esce dalla sala operatoria e chiede di parlare con un parente. Vado io, e lui, con fare arrogante, dice che mia sorella stava perdendo sangue e che la saturazione è scesa. Io chiedo di far entrare un altro dei miei familiari e lui mi dice di no. Io ho aperto la porta e ho fatto entrare mio padre e mio fratello. Ho chiesto una clinica privata o un elisoccorso all'altro dottore e lui mi guardava senza dire niente. A quel punto, il dottore più arrogante dice di dover tornare in sala operatoria perché mia sorella continuava a perdere sangue. E io ho chiesto chi ci fosse con lei".

Da lì a poco, la famiglia avrebbe scoperto che la ragazza era deceduta.

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