A CASSANO DELLE MURGE

Bari, sottrae la refurtiva e depista: arrestato un maresciallo dei carabinieri

Il sottufficiale fece avere a un conoscente una cisterna recuperata invece di restituirla ai proprietari

24 Lug 2020 - 10:46
 © carabinieri

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Il maresciallo Cosimo Maldarizzi, comandante della stazione dei carabinieri di Cassano delle Murge (Bari), è stato arrestato per peculato, omessa denuncia da parte di pubblico ufficiale e depistaggio. Nel giugno 2018 il maresciallo si sarebbe impossessato di una cisterna rubata e recuperata dai carabinieri, consegnandola a un conoscente. A fine 2019 poi, venuto a conoscenza delle indagini, avrebbe spostato la cisterna in un deposito per farla ritrovare.

La cisterna faceva parte di un parco di otto mezzi rubati, che erano stati ritrovati dai militari: solo alcuni di questi vennero però riconsegnati ai proprietari. La cisterna venne invece "trattenuta" dal maresciallo per farla avere a un amico, gestore di un noto agriturismo della zona. Una volta scattate le indagini, secondo gli inquirenti il sottufficiale spostò quindi il mezzo in un deposito in modo che venisse ritrovata, tentando di far sembrare la mancata riconsegna al proprietario come una svista.

Nell'ordinanza di custodia cautelare, il gip descrive la "gravità dell'addebito", il "progressivo intensificarsi delle condotte" illecite e "la scaltrezza manifestata", che sono "indicativi di una certa dimestichezza e della sostanziale assenza di remore". Viene inoltre sottolineata la  "malafede" del maresciallo, "all'unico evidente scopo di fuorviare le indagini in corso ed assicurarsi l'impunità per il reato commesso". La "naturalezza con cui si è impossessato di un bene di provenienza furtiva, tradendo il suo ufficio e i suoi doveri istituzionali, e l'abilità con cui, appena acquisito consapevolezza di una attività investigativa in corso, prima ha indotto con astuzia" il gestore dell'officina "a recuperare e trasportare la cisterna presso il suo deposito e, successivamente, ha dato una comunicazione ingannevole al suo superiore per far credere agli inquirenti che la cisterna fosse sempre rimasta depositata presso il custode e che solo per una svista non era stata riconsegnata al proprietario, destano particolare allarme sociale".

Nell'inchiesta sono indagate in stato di libertà altre tre persone: i gestori dei depositi dove è stata custodita la cisterna e un brigadiere dei carabinieri per non aver segnalato l'avvenuta sottrazione del bene.

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