Indagate 27 persone, tra cui cinque avvocati. Il promotore dell'organizzazione avrebbe anche intascato i soldi destinati a un rifugiato somalo di cui era tutore e a disabili
Truffe alle assicurazioni, sfruttamento delle prostituzione, riciclaggio e autoriciclaggio. Sono alcuni dei reati contestati a un'organizzazione criminale finita al centro delle indagini della guardia di finanza di Bari, che ha portato all'esecuzione di 13 misure cautelari (di cui 2 in carcere). Nell'inchiesta figurano 27 indagati, tra cui 5 avvocati. Tra i finti sinistri ci sono anche due aborti falsamente dichiarati come provocati da incidenti.
Le accuse sono, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, peculato, simulazione di reato, calunnia, autocalunnia, falsa testimonianza, favoreggiamento personale, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità materiale commessa dal privato, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, alterazione dello stato civile, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, riciclaggio e autoriciclaggio.
Le indagini Al vertice dell'associazione a delinquere ci sarebbero alcune persone residenti nella provincia di Bari. Tra questa anche un avvocato barese già indagato in passato per delitti contro il patrimonio. Le indagini sono partite da alcune segnalazioni arrivate alla Procura da parte di diverse compagnie assicurative, riguardanti presunte anomalie nella liquidazione di indennizzi conseguenti a incidenti stradali, riconducibili al medesimo gruppo di persone e le cui vertenze legali sono state patrocinate dal medesimo avvocato del foro di Bari.
Finti incidenti, "simulati" anche due aborti Secondo gli investigatori la truffa avveniva mediante la produzione di falsa documentazione sanitaria (certificati medici, prescrizioni di esami strumentali,prestazioni riabilitative) con l'uso di timbri e firme falsificate a ignari medici privati ed ospedalieri. Inoltre, sarebbero state usate false testimonianze, rese in occasione delle denunce di simulati sinistri stradali (mai avvenuti, oppure avvenuti, ma falsati nelle dinamiche), e la promozione dei corrispondenti giudizi civili con reclutamento e "addestramento" di testimoni compiacenti. Addirittura, secondo i finanzieri, tra gli incidenti simulati ce ne sarebbero due che avrebbero determinato aborti in due donne appartenenti allo stesso gruppo, in realtà causati da altro, per ottenere indebitamente risarcimenti per centinaia di migliaia di euro.
Sfruttamento della prostituzione e centri massaggi Dalle indagini è emersa anche l'attività del gruppo nel favoreggiamento e nello sfruttamento della prostituzione. Alcune donne di varia nazionalità sarebbero state indotte a svolgere l'attività in immobili riconducbili all'organizzazione adibiti a falsi centri massaggi e concessi in locazione in modo fittizzio ad alcune Onlus, a Modugno (Bari), Santeramo in Colle (Bari), Trani (Bat) e Roma. Nello specifico, l'organizzazione si occupava del reclutamento delle donne, dell'inserzione di annunci "hot" su siti internet, dell'ingaggio di centraliniste e telefoniste che prendevano appuntamenti con la clientela, della gestione dell'attivita' di prostituzione e della riscossione dei proventi illeciti.
Intascati soldi destinati a un rifugiato somalo Inoltre, quello ritenuto essere il promotore dell'organizzazione, in qualità di pubblico ufficiale, perché designato quale amministratore di sostegno dal giudice tutelare, avrebbe intascato per anni le somme erogate dall'Inps per un rifugiato somalo gravemente malato, di cui era stato nominato amministratore di sostegno. Avrebbe continuato ad appropriarsi del denaro, complessivamente circa 65mila euro, anche dopo la morte del rifugiato, tanto che, secondo gli investigatori, "per un anno l'uomo non ha potuto avere sepoltura fino a quando il funerale lo ha pagato il Comune".
Truffa ai danni di disabili Lo stesso promotore avrebbe intascato anche il denaro destinato ad altre tre persone disabili, delle quali pure era stato nominato amministratore di sostegno, prelevando indebitamente circa 40 mila euro dai conti correnti di un tossicodipendente e di altre due persone.
Riciclaggio e autoriciclaggio Dalle indagini è emersa anche l'accusa per il reato di riciclaggio e autoriciclaggio di autovetture. Difatti, sempre il principale indagato avrebbe trasferito, in due circostanze, autoveicoli oggetto di simulato furto da Bari a Sofia, curandone poi la reimmatricolazione in Bulgaria, con assegnazione di nuova targa e certificazione bulgara, così da impedirne l'identificazione. Tali automezzi, peraltro, venivano anche reimpiegati in Italia da una società di riabilitazione motoria di diritto bulgaro, con sede in Sofia, riconducibile al suddetto indagato.
Falsa dichiarazione in atto di nascita Infine, sempre lo stesso indagato, pur consapevole di non essere il padre biologico di una bambina nata dalla relazione della propria moglie con un altro partecipe all'associazione, avrebbe dichiarato falsamente di essere il padre della neonata alla scrittura dell'atto di nascita. Così facendo avrebbe alterato lo stato di famiglia della minore rendendolo non conforme al reale rapporto di procreazione, con il consenso (e il concorso morale) dei genitori naturali della piccola.