Il legale: la signora Paola aveva un regolare contratto di lavoro con una paga oraria di 7,50 euro. In realtà, dice il marito, riceveva un bonifico inferiore
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"Noi abbiamo visto la documentazione: la signora Paola aveva un regolare contratto di lavoro con una paga oraria di 7,50 euro.In realtà la signora, dice il marito, riceveva un bonifico di 27 euro al giorno". A parlare è Vito Miccolis, uno dei legali della famiglia di Paola Clemente, la bracciante 49enne di San Giorgio Jonico (Taranto) morta nelle campagne di Andria il 13 luglio scorso mentre lavorava sotto un tendone all'acinellatura dell'uva.
Riguardo alla regolarità del contratto, in una intervista a Telenorba, l'avvocato prosegue: "Io non so se questo si identifica in caporalato, credo che la procura di Trani stia indagando anche su questo. Noi non abbiamo fatto alcuna denuncia, nella querela presentata dal marito della signora Paola, Stefano Arcuri, il marito chiede soltanto di sapere la verità su cosa sia accaduto".
Rispetto al reclutamento e all'assunzione di Paola, Miccolis ha aggiunto: "Notizie dirette non ne abbiamo, ho letto su un giornale nazionale un'intervista di un'altra bracciante che indica cosa accadeva, che c'era qualcuno che reclutava e successivamente c'era la formalizzazione del contratto. C'è molta omertà su come veniva condotto l'iter dell'assunzione".
"La famiglia di Paola - ha precisato il legale - non vuole una persecuzione nei confronti di qualcuno, vuole sapere la verità, cosa è accaduto. Non dobbiamo essere noi a dire chi è il responsabile e se c'è il caporalato in questo contratto di lavoro, se ci sono delle situazioni non regolari, sarà la magistratura a verificarlo.
Il signor Arcuri ha scritto che la moglie conosceva l'autista, che era colui che coordinava il viaggio ad Andria". Alla domanda su dove Paola abbia firmato il contratto, se a San Giorgio ionico o nella sede dell'agenzia interinale o direttamente il primo giorno di lavoro sul campo, il legale ha poi risposto: "Questo non lo so".