A Tgcom24 il violinista barocco Luca Alfonso Rizzello, raggiunta la Svizzera e quasi a metà del suo viaggio, si racconta: "E' tutto al di sopra delle mie possibilità, folle, ma con la stagione concertistica sospesa per coronavirus posso viaggiare senza fretta verso casa"
Duemiladuecento chilometri di pedalate in due mesi, da L'Aia a Lecce "per esercitare... la pazienza giorno per giorno, anzi minuto per minuto". Non è un atleta, non è un cicloturista, è un musicista che, mandolino in spalle, ha deciso di affrontare un'impresa personale "folle", come lui stesso l'ha definita. Si chiama Luca Alfonso Rizzello, violinista barocco freelance di stanza in Olanda, che ha pensato, "senza fretta, ma onza onza (poco a poco in dialetto salentino, ndr)" di tornare a casa, Spongano, in provincia di Lecce, in bicicletta, dopo il lockdown in Olanda. E 'Onza onza bike touring' è il progetto che porta avanti anche su Instagram. Tgcom24 lo intervista a metà del viaggio, mentre è in Svizzera, alle prese con le "temute" Alpi.
Come nasce questa impresa: 2.200 km in bici con il mandolino?
"Le mie passeggiate in bicicletta iniziavano a diventare sempre più lunghe e potevo permettermi distanze sempre maggiori. Poi adesso ho tanto tempo libero: a causa del Covid l'attività concertistica è sospesa e questo mi è sembrato l'unico momento in cui potessi permettermi un viaggio così lungo per ritornare in Puglia da famiglia e amici diffidando dei mezzi di trasporto affollati. Un minimo di passione per la bicicletta ce l'ho sempre avuta, ma è la prima esperienza di questo tipo, venuta un po' dal nulla. Non avrei mai intrapreso un viaggio senza uno strumento musicale per così tanto tempo: il mandolino è lo strumento più piccolo tra quelli che suono. Sono un violinista ufficialmente, suono anche la chitarra, ma il mandolino è pratico e piccolo, posso portarlo con me in bicicletta, anche se comporta qualche difficoltà logistica. Così posso cantare e accompagnarmi: è molto interessante e piacevole suonare dopo la fatica della biciclettata quotidiana".
Come si è preparato a questa prova che è fisica oltre che mentale?
"Non sono un cicloturista ma mi sono inventato cicloturista per l'occasione. Riconosco che sia un'idea folle ancora adesso, nonostante sia quasi a metà del cammino. Come mi sono preparato? Non mi sono preparato molto, mi sono assicurato di poter coprire delle distanze quotidiane di un centinaio di chilometri. L'ho provato in Olanda e mi sono accorto di poterlo fare. Mentalmente non sono preparato. Sono partito con grandi paure, grandi incognite. Piano piano sto cercando di affrontarle giorno per giorno, anzi direi minuto per minuto. Sono partito un po' allo sbaraglio".
La musica come compagna di viaggio: quali i vantaggi?
"Il vantaggio della musica in viaggio, così come in generale il vantaggio della musica nella mia vita, è il grande ristoro. E' un modo per esprimere i miei sentimenti. Certo, nell'isolamento di questi giorni, il fatto di fare un viaggio in solitaria, la musica diventa una compagna con un valore aggiunto".
Onza-Onza: è in queste parole, dunque, che è racchiuso il suo messaggio?
"Onza onza è un'espressione dialettale salentina e significa 'un'oncia per volta', 'un po' per volta'. E rappresenta l'idea del mio viaggio. Non essendo uno sportivo, non essendo un cicloturista e non avendo fretta, il mio percorso si divide in tratte relativamente brevi ogni giorno rispetto a chi fa il cicloturista sul serio. Ma io non posso permettermi di più e lo sapevo già in partenza. Quindi questa mi è sembrata l'espressione che racchiudesse il concetto del mio viaggio: lento, graduale, in funzione delle mie possibilità".
Perché il nome d'arte di Lou Mustache?
"Si spiega così: il mio nome di battesimo è Luca, per cui Lu è un'abbreviazione in famiglia e tra amici. L'ho voluta americanizzare come se fosse il nome di una rockstar, per scherzo ovviamente, quindi Lou. E Mustache perché ho iniziato a dedicarmi al cantautorato più o meno nello stesso periodo in cui ho deciso di avere un baffo, per cui associo le due cose. Il cantautorato è il mio nuovo stile di barba".
Com'è la sua vita in Olanda?
"La mia vita in Olanda è la vita di un musicista freelance. Sono un libero professionista, un violinista barocco. Vivo in Olanda perché ho studiato lì, mi sono specializzato lì e ho iniziato a lavorare già da studente. Poi ho conosciuto la mia compagna, una musicista anche lei. Quello che è cambiato nelle nostre vite negli ultimi mesi è non poter praticare il nostro lavoro. Motivo per cui mi sono potuto permettere il lusso di eclissarmi un po' da tutti in questo periodo, per così tanto tempo".
Nel tragitto ha previsto difficoltà derivanti dal coronavirus?
"Finora non ho incontrato nessun problema legato al coronavirus, perché i Paesi che sto attraversando consentono il passaggio delle frontiere senza restrizioni. Ho riscontrato, comunque, diversi atteggiamenti da Paese a Paese, dal più serio, tipo quello tedesco, direi, al più sciatto, come quello olandese o svizzero. Devo dire che mi sento molto più al sicuro in posti come la Germania, dove le poche regole di base sono chiare, osservate e, a mio modesto parere, sono anche sicure".
Nessuna paura né del maltempo né della fatica, ma dell'attraversamento delle Alpi. Perché?
"Le Alpi mi spaventavano perché non mi sono mai potuto confrontare con altitudini così importanti. Sono salentino, quindi arrivo da una terra relativamente piatta e vivo in Olanda, altra terra piattissima. Per cui anche la poca preparazione che ho potuto fare prima della partenza, non ha mai previsto alture, salite. Ma studiando il percorso sulle mappe, era evidente che le Alpi sarebbero state una grande sfida. Oggi è il mio terzo giorno in Svizzera, sono ad Andermatt, Cantone Uri, dopo aver superato l'altitudine più difficoltosa, posso confermare le mie paure. Non è stato facile, non è esattamente alla portata di una persona come me che non è un atleta. Per cui ho dovuto faticare molto, ma comunque ce l'ho fatta. Anche la mia bicicletta non è la più indicata per questo tipo di attività. Vedo ciclisti intorno a me con mezzi molto meglio pensati per salite così estreme...".
Il suo messaggio è di "disciplina alla pazienza": la pazienza è una virtù da riscoprire?
"La pazienza è una virtù da riscoprire in tutti i campi, in tutti gli aspetti della nostra vita personale e sociale. La pazienza andrebbe esercitata proprio nei rapporti tra le persone, nella vita delle singole persone. Lo stile di vita dei nostri Paesi occidentali ci porta a essere affrettati, superficiali, a rassegnarci presto. Invece, la pazienza può risolvere tante cose. Se sta aiutando me in questa impresa, che non è assolutamente nelle mie possibilità. Vuol dire che può fare davvero miracoli".
Quali sono i piani di percorrenza e le soste che ha programmato? Quando prevede di arrivare a Spongano?
"Conto di entrare in Italia dalla Brianza, raggiungere Piacenza, attraversare tutta l'Emilia fino a Bologna, poi andrò a Ravenna, scenderò lungo la costa adriatica fino a entrare in Puglia. Circumnavigherò il Gargano, a cui tengo particolarmente, e lungo la costa arrivare a Lecce, fino al mio paesino d'origine Spongano, la mia meta. Se tutto andrà bene, conto di arrivare lì intorno al 25 di settembre.
Il ritorno a L'Aia sarà in aereo?
"Il ritorno non è stato ancora definito. Non ho ancora le idee chiare. Come già detto non mi entusiasma l'idea di viaggiare in aereo in questo periodo. Mio padre ancora non lo sa, ma sto covando l'idea di prendergli l'auto per rientrare in Olanda e tornare più in là quando sarà il momento. Forse avrei dovuto dirglielo prima di persona, piuttosto che farglielo sapere attraverso Tgcom24 (e ride, ndr)".