Il giovane, oggetto del contendere tra Sarah Scazzi e la cugina Sabrina, è tra i dodici indagati del processo bis: avrebbe mentito ai giudici
© ansa
"Sono tranquillo perché a posto con la mia coscienza". Così Ivano Russo ha risposto alla notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati del processo bis per il delitto di Avetrana. Alle telecamere di Quarto Grado il ragazzo, oggetto del contendere tra Sarah Scazzi e la cugina Sabrina, ha ribadito la sua estraneità al delitto: "Quel pomeriggio ero a casa".
I magistrati, però, non sono d'accordo con lui. A far crollare la testimonianza di Ivano sarebbero le parole di un testimone che il 26 agosto 2010, giorno del delitto, lo vide uscire di casa alle 13.30. "Sì, è vero", ha poi ammesso il giovane. "Sono uscito un attimo per acquistare le sigarette, ma poi sono tornato a casa".
La rettifica, però, non ha convinto gli inquirenti, che lo hanno iscritto nel registro degli indagati con altre 12 persone. A far vacillare la posizione di Ivano è anche un'intercettazione ambientale, nella quale chiede alla madre di confermare il proprio alibi. "Mia mamma di quel giorno era un po' confusa", si difende. "Le ho detto solo che se non ricordava bene qualche cosa era meglio non dirla, perché se non ricordi bene non bisogna".
Il dubbio degli inquirenti è che lui abbia taciuto importanti verità, che avrebbero potuto giovare alle indagini. Un tassello che il processo bis per il delitto cercherà di mettere a posto, per spiegare definitivamente quello che avvenne in quel pomeriggio di fine estate.