L'omicidio di Avetrana

Delitto Sarah Scazzi, niente permesso premio a Sabrina Misseri

La donna è condannata all'ergastolo insieme alla madre Cosima Serrano per aver ucciso la cugina 15enne il 26 agosto 2010. Per i giudici il suo non ammettere il delitto ne attesta la pericolosità sociale

24 Mar 2022 - 15:37

La Cassazione ha confermato il "no" alla richiesta di Sabrina Misseri di un permesso premio per uscire dal carcere di Taranto. La donna è stata condannata all'ergastolo, con la madre Cosima Serrano, per aver ucciso la cuginetta 15enne Sarah Scazzi e averne gettato il cadavere in un pozzo ad Avetrana il 26 agosto 2010. Sabrina non ha mai ammesso il delitto, che non è una condizione necessaria per il permesso ma, secondo i giudici, indica la mancanza di una "rivisitazione critica" del suo "pregresso comportamento deviante" e ne attesta la pericolosità sociale. 

La difesa: "Non è stato tenuto conto il positivo percorso penitenziario" Senza successo Sabrina Misseri ha fatto ricorso in Cassazione contro l'ordinanza con la quale, il 12 aprile 2021, il Tribunale di Sorveglianza di Taranto aveva condiviso la decisione del magistrato competente di non concederle il permesso premio. Secondo la difesa della Misseri, non era stato tenuto nel giusto conto il "positivo percorso penitenziario" compiuto dalla 34enne di Manduria mettendo in evidenza, invece, il fatto che la donna "rifiuta di assumersi la responsabilità dell'omicidio per il quale è stata condannata". Per i difensori di Sabrina Misseri, è "legittima" la sua scelta di non assumersi la responsabilità e "d'altra parte", rilevano, "la condannata ha proposto ricorso davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo e intende proporre istanza di revisione della condanna". "Sicché - conclude la difesa - è legittimo il comportamento di negazione della responsabilità che non può essere valorizzato per rigettare il permesso premio, istituto finalizzato al favorire il reinserimento sociale".

La sentenza della Cassazione Ma per la Cassazione il ricorso "è infondato". In particolare, gli ermellini sottolineano che il Tribunale di Sorveglianza nel dire "no" al permesso "ha fondato la propria valutazione sulla sostanziale sottrazione al confronto con gli operatori sugli elementi posti a fondamento della sua condanna". "Tale circostanza - spiega la Suprema Corte nella sentenza 10425 della Prima sezione penale - legittima l'impossibilità evidenziata nell'ordinanza, di valutare in termini positivi l'incidenza del percorso penitenziario sul giudizio di pericolosità". "La non necessità della confessione del reato per ottenere il permesso premio - aggiungono i supremi giudici - non elide infatti la rilevanza da attribuire al comportamento del condannato che risulti indisponibile al tentativo degli educatori di promuovere la riflessione sul vissuto connesso alle sue vicende penali". In conclusione, permane "l'accertata persistente pericolosità sociale" della Misseri. 

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© ansa  | Cosima Serrano durante la dichiarazione spontanea resa durante l'udienza per l'omicidio di Sarah Scazzi
© ansa  | Cosima Serrano durante la dichiarazione spontanea resa durante l'udienza per l'omicidio di Sarah Scazzi
© ansa  | Cosima Serrano durante la dichiarazione spontanea resa durante l'udienza per l'omicidio di Sarah Scazzi

© ansa | Cosima Serrano durante la dichiarazione spontanea resa durante l'udienza per l'omicidio di Sarah Scazzi

© ansa | Cosima Serrano durante la dichiarazione spontanea resa durante l'udienza per l'omicidio di Sarah Scazzi

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