© Italy Photo Press
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Nelle venticinque lettere scritte da Antonio De Marco, e sequestrate a fine ottobre, emergono dettagli inquietanti: "Se fossi libero avrei di nuovo l'impulso di uccidere, ho ammazzato per vendetta"
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Spuntano nuovi macabri passaggi dal diario scritto in carcere da Antonio De Marco, l'assassino della coppia di fidanzati leccesi Daniele De Santis ed Eleonora Manta. "Questo omicidio poi è la cosa che più mi spezza: una parte di me prova dispiacere (ma solo quello), l'altra è contenta... sì. E' felice di avere dato 60 coltellate, poi c’è un’altra parte che avrebbe voluto fare una strage, come se fosse stata una partita di Gta" (un videogioco, ndr).
Nelle venticinque lettere scritte in isolamento nel carcere di Borgo di San Nicola, e sequestrate a fine ottobre, il 21enne si lascia andare a considerazioni e confessioni allegate al fascicolo di oltre 1.200 pagine del processo al via il 18 febbraio davanti alla Corte d’Assise.
"Se fossi all'esterno il mio impulso di uccidere sarebbe ritornato", si legge nel diario di De Marco. "Certe volte sento di essere un vero e proprio mostro e la cosa peggiore è che sento che ad una parte di me piace questa idea...".
Delitto per vendetta - "Ho ucciso Daniele ed Eleonora perché volevo vendicarmi: perché la mia vita doveva essere così triste e quella degli altri cosi' allegra?", ha scritto ancora il 21enne di Casarano reo confesso. "E la cosa peggiore è che sento che se fossi all'esterno il mio impulso di uccidere sarebbe ritornato, sarei scoppiato a piangere, mi sarei arrabbiato, avrei fantasticato su come uccidere qualcuno e poi sarei andato all'Eurospin a comprare patatine e schifezze varie. E' facile per me uccidere, magari non lo è stato da un punto di vista logistico, ma da un punto di vista emotivo è facile. Ma se uccidere non mi ha fatto ottenere nulla, allora probabilmente sentirei l'impulso di farlo ancora?".
Il pentimento - Tra i manoscritti sequestrati ce n'è uno in cui De Marco parla di un pentimento: "L'altro giorno è successa una cosa strana, mentre leggevo Cime Tempestose (romanzo di Emily Brontë, ndr). Ho ricordato quella sera, la sera dell'omicidio, ma non come faccio sempre, è stato molto più forte... E per la prima volta ho provato un vero dispiacere per quello che ho fatto, forse ero addirittura vicino a piangere. Però se ci penso adesso non sento le stesse cose, non sento niente e basta, ma forse mi sto avvicinando ad un vero pentimento".