"Hanno detto che è impacciata"

Foggia, la denuncia dei genitori di una bimba con la sindrome di Down: "Esclusa dal saggio di danza"

"Ci hanno detto che era impacciata nei movimenti, non riusciva a seguire, ad andare a tempo e che avrebbe delle difficoltà motorie e relazionali", ha detto la coppia

18 Apr 2023 - 08:56
 © Istockphoto

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Una bambina di 12 anni affetta da sindrome di Down che vive a Foggia sarebbe stata esclusa dal saggio finale di danza organizzato dalla scuola che frequenta da circa sei anni perché "impacciata nei movimenti". È quanto hanno denunciato i genitori della 12enne a Foggiatoday. "Ci hanno detto che non riusciva a seguire, ad andare a tempo e che avrebbe delle difficoltà motorie e relazionali", ha detto la coppia, che ha anche scritto al ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli.

"Le cose non sono andate come ci aspettavamo. Nei primi anni, a causa della pandemia e della sua salute cagionevole, nostra figlia è stata costretta a seguire le lezioni a singhiozzo. L'anno scorso finalmente contavamo in una piena ripresa, ma al suo rientro abbiamo avuto la prima spiacevole sorpresa. È stata tolta dal gruppo delle sue amiche e inserita in quello delle ballerine molto più piccole di lei. La sua integrazione è stata difficile. Lei non l'ha presa bene. Abbiamo ingoiato il rospo e lasciato che continuasse a frequentare i corsi, sperando che la situazione si stabilizzasse", hanno spiegato i genitori della ragazza. 

Dopo l'esclusione dal saggio, che i genitori avrebbero scoperto "nel corso di una conversazione con altri genitori", la coppia ha ritirato la bambina dalla scuola. "Mia figlia ora mi chiede se andremo a danza, lei sa e ha capito che ci sarà un saggio. Era affezionata comunque a quel posto. Io sono costretta a dirle che è chiusa. Su di lei potevano lavorare meglio, proprio perché ha una grandissima passione e tiene tanto alla danza. Peraltro stiamo parlando di un saggio per bambine di terza elementare", ha sottolineato la madre della 12enne.  

"Qui non c'è una vera inclusione, non ci sono competenze, avere in famiglia una persona con disabilità vuol dire trovare spesso la porta chiusa. C'è tanta strada da fare. Voglio che queste cose non succedano più", conclude la donna.   

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