Diffusa una telefonata del 2006 in cui il parroco chiede il codice Iban alla vittima che vive in Germania
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A distanza di 30 anni un uomo di 40 ha denunciato un prete della provincia di Lecce che avrebbe abusato a lungo di lui quando aveva 9 anni. Secondo quanto riportano i giornali locali, l'uomo, che ora vive all'estero, avrebbe sporto querela e raccontato su Facebook gli abusi subiti tramite la Rete L'Abuso-Associazione sopravvissuti agli abusi sessuali del clero. In una telefonata del 2006 pubblicata sui canali social dell'associazione si sente il parroco chiedere alla vittima l'Iban per "un regalo". Sul caso la Procura di Lecce ha aperto un'inchiesta: il sacerdote è indagato per violenza e abusi sessuali su minori. Ci sarebbero altre vittime.
Il 40enne, da tempo residente in Germania, ha raccontato a Rete L'Abuso-Associazione sopravvissuti agli abusi sessuali del clero quanto gli sarebbe accaduto quando aveva 9 anni. Un prete della provincia di Lecce lo avrebbe molestato fino a quando ne aveva sedici, approfittando della sua fragilità per la separazione dei genitori e del suo desiderio di prendere i voti. Poi la decisione di fuggire all'estero per lasciarsi tutto alle spalle.
L'uomo si è fatto una famiglia, ma nel 2016 tutto sarebbe tornato a galla ed è stato ricoverato. Di lì la decisione di denunciare l'accaduto a Rete L'Abuso e di depositare una querela, su cui indaga la Procura di Lecce.
La telefonata tra l'abusato e il sacerdote In una telefonata col giovane, registrata dall'associazione e avvenuta nel 2016, si sentono le parole del prete che sembrerebbero un'ammissione: "Era la natura, era una debolezza, era un atto di affetto non per farti male". Poi la richiesta del codice Iban della vittima per "un regalo".
L'arcivescovo Lecce: presi provvedimenti Nella telefonata viene citato anche l'arcivescovo di Lecce, monsignor Michele Seccia, che ha duramente preso le distanze. "Informato del caso all'indomani del suo insediamento a Lecce, avvenuto nel dicembre 2017 - sottolinea il portavoce della Diocesi -, ha immediatamente adottato nei confronti del sacerdote in questione tutti i provvedimenti cautelativi consentiti dalla normativa ecclesiastica vigente. Insinuare il sospetto che l'arcivescovo, venuto a conoscenza delle circostanze riferite nella telefonata, abbia anche solo tentato di coprire eventuali abusi, costituisce una grave distorsione della realtà".
In seguito ai recenti sviluppi della vicenda, fa sapere la Diocesi, Seccia "ha provveduto a rendere ancor più rigide e perentorie le misure già adottate nei confronti del sacerdote che sarebbe stato trasferito in un convento e che non potrebbe piu' concelebrare i sacramenti".
L'arcivescovo Seccia, "nel prendere ancora una volta le distanze da quanto dichiarato" dal sacerdote "nel corso del colloquio telefonico captato - conclude la nota dell'Arcidiocesi - si riserva di adire le vie legali contro chi ha osato (o oserà) mettere in dubbio la sua correttezza".