Per due anni e mezzo gli inquirenti hanno creduto si fosse trattato di un suicidio. L'uomo nega di averle fatto del male
Svolta nel caso di Marianna Greco, la 37enne di Novoli (Lecce) trovata morta nel suo letto con quattro coltellate alla gola il 30 novembre 2016. Per oltre due anni gli inquirenti hanno creduto fosse un suicidio ma, grazie alla tenacia della sorella gemella, che non ha mai creduto a questa possibilità, ora l'ipotesi di reato è passata da istigazione al suicidio a omicidio volontario. Indagato è il marito di Marianna, il 43enne Emanuele Montinaro, appartenente a una nota famiglia di imprenditori che opera nell'edilizia e nello smaltimento dei rifiuti.
A spiegare cosa non quadra nella ricostruzione fatta fino ad oggi è il medico legale della famiglia. "Tagli da difesa alle mani - ha detto Giuseppe Fortuni a Repubblica - e coltellate di direzione e intensità difficili da infliggersi da soli". Oltre a una serie di altri dettagli, come le lenzuola e il tappetto che doveva essere accanto al letto, mai trovati, così come la sparizione del cellulare, poi ritrovato, dal quale sarebbero però stati cancellati alcuni messaggi.
E poi ancora quell'sms inviato da Marianna a un amico poco prima di morire. "Se mi succede qualcosa contatta i giornali", scriveva la 37enne. Tutti elementi che hanno portato gli inquirenti a fare chiarezza sulla posizione del marito, che però anche nell'ultimo interrogatorio ha fortemente negato di aver fatto del male alla donna.