ALL'ALBA

Raffaele Sollecito: "Mai pensato di fuggire" "Gli altri provino a mettersi al mio posto"

Dopo la condanna, l'uomo è stato fermato dalla polizia a 100 km dal confine con l'Austria

31 Gen 2014 - 15:46
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Raffaele Sollecito è stato fermato all'alba con la fidanzata 31enne in un albergo a Venzone, a circa cento chilometri dal confine con l'Austria. Gli investigatori starebbero valutando se il giovane avesse intenzione di lasciare l'Italia. "Ho fatto un giro in Austria. Poi sono rientrato in Italia. Mi sono fermato lì a riposare". Lo avrebbe riferito spontaneamente Raffaele Sollecito agli agenti della squadra mobile.

Raffaele Sollecito: "Mai pensato di fuggire" "Gli altri provino a mettersi al mio posto"

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Sollecito: "Gli altri si mettano al mio posto" - "Come mi sento? Vorrei che gli altri si mettessero al mio posto. E' così...": sono le parole di Sollecito. Il giovane ingegnere sottolinea: "Della sentenza non parlo". "Avvocato, io sono innocente. La battaglia va avanti", ha detto a uno dei suo difensori, Luca Maori, con il quale si è sentito al telefono dopo la notifica del divieto di espatrio.

"Mai pensato di fuggire" - L'uomo si trovava da giovedì sera a casa della fidanzata a Oderzo, in provincia di Treviso e da lì ha assistito alla sentenza. La coppia viaggiava a bordo di una Mini Cooper intestata alla ditta del padre di lei. I due, secondo la ricostruzione della polizia, sono arrivati intorno all'una di notte in albergo a Venzone. In base a quanto ricostruito dal suo difensore, Luca Maori, Raffaele è stato contattato dalla polizia e si è recato in questura per fornire il passaporto. Sollecito fa sapere tramite il suo avvocato: "Non ho mai pensato di fuggire. Né prima né tantomeno ora".

Solidarietà sulla pagina Fb di Sollecito - Nessun commento da parte sua è apparso sulla pagina Facebook di Raffaele Sollecito dopo la sentenza. Piuttosto, sono tantissimi i messaggi di incredulità e solidarietà inviati a Raffaele, la maggior parte dei quali in lingua inglese. Così c'è chi commenta che verdetti di colpevolezza riguardano migliaia di "persone buone" nel mondo, chi prega per Raffaele, chi ha il cuore devastato da un verdetto "ingiusto" definendolo "a great miscarriage to justice" come un grande fallimento della giustizia.

Da Seattle, per esempio, Linda scrive: "…the Italian "justice system" is a fucking joke", il sistema italiano è uno scherzo. Da Amsterdam c'è chi aggiunge: "I Am So Sorry Raffaele! Words Are Not Enough At This Moment", sono molto dispiaciuto non ci sono parole. Mimmo, invece, dice a Raffaele: "non mollare", Paola lo incita: "Va' via". Poi c'è il commento di Cristian: "Forza e coraggio amico mio!". Gianni è diretto: "La giustizia a volte è infame ... Lotta col cuore amicone mio ... Tvtttttttb ...".

La sorella di Meredith: "Non ho ricevuto la lettera di Amanda" - Al processo sull'omicidio di Meredith Kercher "non è stata scritta la parola fine" poiché ci sarà un ricorso in Cassazione. Una constatazione amara, quella della sorella della vittima, Stephanie, che spiega poi di "non aver ricevuto la lettera di Amanda" sottolineando comunque, riferendosi alla richiesta della studentessa americana di visitare la famiglia di Mez, che "per noi sarà difficile incontrare qualcuno prima che la sentenza sia definitiva".

Legale Kercher: "Processo mediatico per colpa degli imputati" - Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, ammette la presenza di una pressione da parte dei media, specificando: "Può non dare serenità a chi deve giudicare la pressione mediatica, specie per dei giudici non di professione". L'avvocato Maresca ha aggiunto: "Se è stato un processo mediatico questo è dovuto agli imputati, non alle alle parti civili". Riguardo all'influenza degli Stati Uniti, Maresca ha concluso: "Penso che il peso politico degli Usa lo abbiano sentito i giudici popolari.

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