Il procuratore Michele Prestipino agli omologhi egiziani: "Pronti a chiudere le indagini a carico di cinque agenti dei vostri servizi segreti accusati del sequestro". Opposta la posizione del Cairo che invece parla di una "semplice" rapina finita male
La Procura di Roma va avanti ed è pronta a chiudere le indagini a carico di cinque appartenenti ai servizi segreti egiziani accusati del sequestro di Giulio Regeni. Lo ha comunicato il procuratore Michele Prestipino al collega Hamada al Sawi. "Il procuratore egiziano avanza riserve sulla solidità del quadro probatorio che ritiene costituito da prove insufficienti per sostenere l'accusa in giudizio", si legge in una nota congiunta.
La posizione del Cairo - "Il procuratore generale egiziano nel prendere atto della conclusione delle indagini preliminari italiane, avanza riserve sulla solidità del quadro probatorio che ritiene costituito da prove insufficienti per sostenere l'accusa in giudizio", si legge in un comunicato della procura generale egiziana e della procura della Repubblica di Roma sull'indagine relativa all'omicidio di Giulio Regeni.
"In ogni caso - conclude il comunicato - la Procura generale d'Egitto rispetta le decisioni che verranno assunte, nella sua autonomia, dalla Procura della Repubblica di Roma". Un equilibrismo lessicale che fa intendere come rimanga strettissimo il passaggio nella collaborazione giudiziaria tra i due Paesi. Dal canto loro, infatti, gli egiziani affermano, a quasi cinque anni dal brutale omicidio del ricercatore friulano, che per loro "è ancora ignoto" l'autore.
Il procuratore Hamada al Sawi ha comunicato al procuratore Michele Prestipino e al sostituto Sergio Colaiocco, di "avere raccolto prove sufficienti nei confronti di una banda criminale accusata di furto aggravato degli effetti di Regeni che sono stati rinvenuti nell'abitazione di uno dei membri della banda criminale". Per l'alto magistrato egiziano "le indagini hanno accertato che la stessa banda aveva già compiuto atti simili ai danni di cittadini stranieri, tra i quali anche un altro cittadino italiano e alcune testimonianze acquisite hanno consolidato il quadro probatorio. Inoltre il modus operandi della banda - è detto nella nota - è caratterizzato dall'utilizzo di documenti contraffatti di appartenenti alle forze dell'ordine".
La procura generale d'Egitto ha spiegato che procederà per queste ragioni nei loro confronti con la chiusura provvisoria delle indagini, incaricando gli inquirenti competenti di intraprendere tutte le misure necessarie per giungere all'identificazione dei colpevoli dell'omicidio".
Genitori di Regeni: "L'Italia richiami ambasciatore dall'Egitto" - "Crediamo che il nostro governo debba prendere atto di questo ennesimo schiaffo in faccia e richiamare immediatamente l'ambasciatore. Serve un segnale di dignità, perché nessun Paese possa infliggere tutto il male del mondo a un cittadino e restare non solo impunito ma pure amico. Lo dobbiamo a Giulio e a tutti i Giuli e le Giulie in attesa ancora di verità e giustizia". Lo scrivono in una nota i genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, tramite l'avvocato Alessandra Ballerini.