Era latitante da marzo. Ora si avvia l'iter per l'estradizione
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E' finita la latitanza dorata di Giancarlo Tulliani. Il fratello della compagna dell'ex leader di An, Gianfranco Fini, è stato arrestato a Dubai dove era latitante dal 20 marzo. In quella data la magistratura romana ha emesso nei suoi confronti un'ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta, in cui è coinvolto lo stesso Fini, su una presunta attività di riciclaggio.
La presunta attività di riciclaggio è riconducibile a Francesco Corallo, il "Re delle slot" detenuto da dicembre per un'evasione fiscale da centinaia di milioni di euro. Per i magistrati a Tulliani va attribuita una "strategia criminale reiterata", agevolata da contatti politici e dalla sua capacità di muoversi a livello internazionale che giustifica la detenzione in carcere.
L'indagato sarebbe stato fermato venerdì mentre si trovava all'aeroporto di Dubai dove si era recato per accompagnare la sua compagna. All'interno dello scalo si è imbattuto in due giornalisti italiani ed ha sollecitato l'intervento della polizia lamentando di essere infastidito da questi ultimi. Gli agenti, nell'identificare tutti e tre, hanno scoperto che su Tulliani pendeva un ordine di cattura internazionale e hanno proceduto all'arresto. Adesso si avvierà la procedura di estradizione al termine della quale le autorità di Dubai potranno concedere o meno il trasferimento in Italia di Tulliani.
Come documentato lo scorso aprile da un reportage del settimanale "Chi", Tulliani a Dubai viveva un esilio di lusso. Al suo arrivo a dicembre ha alloggiato per un mese in un condominio a cinque stelle nel quartiere residenziale di Al Barsha. Alla reception aveva detto di chiamarsi Carlo e usciva la mattina presto. Ogni mattina, racconta il settimanale, gli chiedevano di registrarsi e Tulliani rispondeva sempre di aver lasciato i documenti in camera e che si sarebbe registrato il mattino successivo. Dopo un mese ha lasciato il condominio senza essersi mai registrato e si è trasferito nel lussuosissimo Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo.
L'inchiesta è quella che vede coinvolto anche Gianfranco Fini, d'intesa con Giancarlo e Elisabetta Tulliani, titolari di società offshore, sulla messa a disposizione di conti correnti per ricevere ingenti somme di denaro collegate a Corallo in un meccanismo di operazioni finanziarie svoltesi tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia. E proprio il rapporto tra Fini e Corallo, secondo l'ipotesi di lavoro della procura, sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani, suocero, cognato e moglie di Fini, di cinque milioni di euro sequestrato il 14 febbraio.
La vicenda giudiziaria ha avuto un'accelerazione il 19 ottobre scorso, con la notifica dell'avviso di chiusura delle indagini. L'atto fa avvicinare, a meno che non emergano nuovi elementi a discolpa, la richiesta di rinvio a giudizio della procura di Roma non solo per Tulliani, ma anche per Corallo, per Fini e la sua compagna Elisabetta Tulliani, per il padre di lei Sergio ed altri cinque indagati tra i quali il parlamentare di Forza Italia Amedeo Laboccetta. Da parte sua l'ex presidente della Camera ha respinto le accuse, giudicandole "infondate" ed esprimendo "fiducia nella magistratura".
Gli accertamenti hanno riguardato anche la vicenda della compravendita dell'appartamento a Montecarlo lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. L'immobile, secondo quanto accertato, sarebbe stato acquistato da Giancarlo Tulliani, grazie ai soldi di Corallo attraverso due società (Printemps e Timara) costituite ad hoc.