Fotogallery - Arrivata in Albania la nave della Marina con 16 migranti
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Il rientro dopo la decisione della sezione immigrazione del tribunale di Roma che non ha convalidato il loro trattenimento nel centro di Gjader. Il Pd: "Dal Guardasigilli attacco pesante alla magistratura, si dimetta"
La motovedetta della Guardia Costiera con a bordo i dodici migranti del centro italiano di permanenza per il rimpatrio è arrivata al porto di Bari dall'Albania. Venerdì la sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il loro trattenimento all'interno del centro di Gjader. Dopo lo sbarco i migranti, 7 bengalesi e 5 egiziani, saranno portati nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo del capoluogo pugliese. Si apprende che i 12 sono "impauriti e sotto shock". Hanno paura di parlare tra di loro perché temono che qualsiasi cosa dicano possa mettere a rischio il loro percorso giuridico e la permanenza in Italia. Sebbene la loro richiesta di ottenere asilo sia stata già respinta, hanno ora 14 giorni di tempo per fare ricorso. Il ministro della Giustizia ha annunciato un decreto legge per evitare nuovi vulnus: lunedì sarà varato in Cdm.
"La reazione della politica non è stata contro la magistratura, ma contro il merito di questa sentenza che non condividiamo e riteniamo addirittura abnorme", ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parlando con i cronisti a margine di un convegno a Palermo. "Non può essere la magistratura - ha aggiunto - a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di altissima politica. Prenderemo dei provvedimenti legislativi".
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"Se la magistratura esonda dai propri poteri attribuendosi delle prerogative che non può avere come quella di definire uno Stato sicuro deve intervenire la politica che esprime la volontà popolare - ha sottolineato il Guardasigilli -. Noi rispondiamo al popolo, se il popolo non è d'accordo con quello che facciano noi andiamo a casa. La magistratura, che è autonoma e indipendente, non risponde a nessuno e quindi proprio per questo non può assumersi prerogative che sono squisitamente ed essenzialmente politiche".
Come annunciato da Nordio, lunedì il governo ha intenzione di varare un decreto legge in Consiglio dei ministri, che sia quindi operativo già dall'indomani. Questo, confermano fonti dell'esecutivo, il veicolo normativo a cui si lavora per la "soluzione" di cui ha parlato anche il premier Giorgia Meloni. Il decreto legge dovrebbe tra l'altro rendere norma primaria l'indicazione dei Paesi sicuri, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l'elenco.
"In un Paese democratico, la cui vita democratica e civile è regolata da una Costituzione - nella quale è limpidamente scolpito il principio della separazione dei poteri - un ministro della Giustizia che sferra un attacco così pesante alla magistratura e alla sua indipendenza non può rimanere al suo posto". Lo hanno affermato Debora Serracchiani, responsabile Giustizia nella Segreteria nazionale del Pd, Alfredo Bazoli, Federico Gianassi e Walter Verini, capigruppo Pd in commissione Giustizia di Senato e Camera e Commissione Antimafia. "Nordio è uno dei simboli più appariscenti del fallimento di questo governo. Le sue politiche per la Giustizia e le sue enormi responsabilità sulla situazione delle carceri già ne consiglierebbero l'uscita. Ma l'attacco di questa mattina alla magistratura supera il segno e, calpestando lui - Guardasigilli! - i principi costituzionali, conferma la sua inadeguatezza e l' incompatibilità con quel ruolo", hanno ribadito gli esponenti dem.