Il gesto per ricordare il figlio scomparso. E' accusato di aver violato i sigilli giudiziari. Alessio Feniello: "Non pagherò un euro"
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E' stata rinviata al 16 aprile l'udienza nei confronti di Alessio Feniello, padre di una delle vittime del disastro del gennaio 2017 dell'Hotel Rigopiano di Farindola, in provincia di Pescara. L'uomo il 21 maggio del 2018 aveva portato un mazzo dei fiori sul luogo della tragedia per onorare la morte del figlio. Per questo è accusato di avere violato i sigilli giudiziari posti per delimitare l'area delle macerie del resort. "Questa è una pagliacciata, se verrò condannato non tirerò fuori un euro e piuttosto mi farò il carcere", ha dichiarato Feniello a margine dell'udienza.
Dopo l'ammissione delle prove, il giudice ha rinviato l'udienza. Feniello, 57 anni, si è sempre difeso dalle accuse sostenendo che la zona intorno alle macerie dell'albergo fosse aperta a tutti. L'uomo aveva inizialmente ricevuto un decreto penale di condanna al pagamento di una multa di 4.550 euro, ma tramite il proprio legale aveva presentato opposizione. La vicenda è quindi arrivata in aula.
Feniello è arrivato in ritardo al Tribunale di Pescara e non ha potuto partecipare all'udienza di giovedì 26 ottobre. Ha anche discusso con alcuni operatori della vigilanza che gli hanno sbarrato la strada. Insieme a lui la moglie, che si è presentata con delle manette con cui ha minacciato di incatenarsi. Anche per lei era stato aperto un procedimento penale, ma la donna, che a differenza del marito non aveva precedenti, è stata assolta per tenuità del fatto. "Mia moglie e' stata prosciolta - ha protestato Feniello - e io per lo stesso motivo sono stato condannato".