VITE SOSPESE / 10

Rina Pennetti, scomparsa per la depressione o per un rapimento finito male?

Questa la domanda che si pone Alba, la sorella della 33enne sparita a Rende il 6 ottobre di cinque anni fa

04 Nov 2014 - 08:10
 © tgcom24

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Occhi azzurri incorniciati dagli immancabili occhiali da vista, capelli biondi e lisci, un corpo esile dentro la felpa rosa e i jeans. Così descrive Rina Pennetti una parrucchiera di Rende (Cosenza), l'ultima persona ad averla vista il 6 ottobre del 2009, il giorno in cui è misteriosamente scomparsa nella cittadina calabrese. Rina sarebbe entrata nel suo negozio intorno alle ore 11, in evidente stato confusionale. Avrebbe fatto cadere la propria borsa sul marciapiede antistante il negozio e poi nessun segno di lei. A ricostruire tutti i passaggi di questa complessa storia ai microfoni di Tgcom24 è Alba, sorella della 33enne sparita da 5 anni.

Rina Pennetti, scomparsa per la depressione o per un rapimento finito male?

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© tgcom24  | Rina Pennetti.
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© tgcom24  | Rina Pennetti.

© tgcom24 | Rina Pennetti.

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Cos'è successo la mattina di quel 6 ottobre?
"Rinuccia era sposata e aveva anche due bambine, conduceva una vita del tutto normale, ma gli ultimi sei anni trascorsi a curare nostra madre cardiopatica l'avevano destabilizzata. Quando mamma è morta, nel settembre del 2007, mia sorella ha avuto un grave colpo. Già nel febbraio del 2008 Rina era diventata magrissima. Mio padre l'ha ricoverata in una clinica svizzera dove è stata curata da anoressia e depressione, ma quando è tornata qui era punto e a capo. Dopo una seconda ospedalizzazione in Svizzera e poi a Padova era stata dimessa perché guarita.

Quella mattina non so cosa sia successo. Sembrava una giornata come un'altra, scandita dall'affetto quasi morboso che nutriva sempre per nostro padre. Si è svegliata, alle 5.30 è venuta da me (abitavamo in appartamenti indipendenti ma tutti nello stesso stabile in cui risiede pure mio padre) per chiedermi se avessi già preparato la colazione per papà. Davanti alla mia risposta negativa è scesa da lui e dopo è tornata da me per bere un caffè. Mi ha annunciato che sarebbe andata nella fabbrica di famiglia per portargli il pranzo. Ha insistito per farlo. Ha preso l'auto, si è recata a Rende per consegnare il panino a papà, si è fermata in farmacia ed è tornata indietro. A quel punto ha parcheggiato la sua Lancia Libra vicino al giardino di casa. Ha incrociato mio marito e gli ha chiesto di me che nel frattempo avevo accompagnato mio figlio a scuola e mi ero fermata al bar. In quel momento è passato un suo amico, Fabio, che le ha chiesto di fargli compagnia durante alcune commissioni. Rina tentenna, rifiuta, ma lui insiste finché lei non accetta. A quel punto iniziano i buchi. Fabio sostiene che mia sorella si sia addormentata una volta in auto con lui e la cosa in effetti non mi stupisce: aveva già assunto le sue solite 8 compresse antidepressive del mattino più le tre compresse di Tavor acquistate in farmacia".

Quale racconto ha fatto Fabio dei momenti trascorsi con Rina?
"Sostiene di aver parcheggiato a 300 metri da un colorificio, di averla lasciata in auto perché dormiva, di aver comprato delle vernici. Quando è tornato all'auto dice che Rina non era più lì. È scomparsa presumibilmente verso le 9.20 del mattino, in pieno centro città, perché Fabio spiega di essere tornato alla macchina alle 9.30. Questo orario però, non combacia con quello indicato dalla parrucchiera che dice di aver visto Rina nel suo negozio alle 11. In un'ora e mezza dov'è stata? E soprattutto perché Fabio non ha parcheggiato nello spiazzo del colorificio ma un po' più in là? Non combacia neanche quanto dichiarato da Fabio e cioè che Rina cercasse un passaggio per Rende. C'era appena stata con la propria auto e non aveva motivo di chiedere ad altri di accompagnarla. Nonostante questo non ho dubbi su Fabi: è un ragazzo che conosciamo da sempre ed era il miglior amico dell'ex marito di Rita. Tra loro c'era stata una relazione pochi mesi prima, ma io ero convinta che lei non fosse innamorata di lui. Lui non accettava di buon grado di non essere ricambiato, sperava sempre di conquistarla, ma non lo reputo capace di far sparire un corpo. Inizialmente ho sospettato di lui ma non credo che fosse capace di un delitto. Forse l'ha consegnata a qualcuno: il fatto che lui abbia parcheggiato lontano dal negozio di colori e che non non l'abbia subito cercata sul cellulare quando non l'ha trovata più in auto mi fa riflettere.

La parrucchierra ha chiamato subito mio padre per restituirgli la borsa persa da Rina con documenti e cellulare. Papà è andato immediatamente a recuperarla pensando però che si trattasse di un leggero smarrimento di mia sorella, sempre pasticciona e distratta. Non immaginava ancora che fosse sparita.

A mezzogiorno infatti, papà chiama per sapere se Rina avrebbe pranzato qui a casa, ma io pensavo che fosse ancora da lui. Nessuno l'aveva più sentita o vista da alcune ore. Dopo soltanto un quarto d'ora mio padre decide di andare dai carabinieri. Pensavo che esagerasse: credevo che fosse a fare una passeggiata, oppure che si fosse addormentata da qualche parte, in fondo aveva in corpo 8 antidepressivi e 3 Tavor. Papà invece è stato categorico: 'Non conosci Rina, non è come te, di solito mi chiama in continuazione, se non si è fatta sentire da così tanto tempo vuol dire che le è successo qualcosa'".

Perché pure suo padre è convinto che Rina sia stata uccisa?
"Pensa che Rina sia stata rapita per estorcergli del denaro, ma questa richiesta non è mai arrivata. Ritiene che Rina non avrebbe mai scelto l'allontanamento volontario. Se fosse stata vittima di un incidente sarebbe arrivata in ospedale e saremmo stati avvertiti. Già il secondo giorno avevamo fatto volantinaggio. Il suo istinto di genitore e il rapporto particolare con la figli gli lasciano pochi dubbi".

Come si sono svolte le prime ricerche?
"Rina non è stata cercata né durante quella giornata del 6 ottobre né durante la notte. Neanche successivamente devo dire: di fatto mia sorella non è stata mai cercata. Mio padre ha contattato subito un amico che conduce un programma televisivo regionale per lanciare immediatamente un appello a lei e a chi avrebbe potuto incontrarla".

Che idea vi siete fatti a cinqeu anni dalla scomparsa di Rina?
"Praticamente nessuna. Sappiamo che Rina si è recata a Rende e che sarebbe dovuta tornata subito dopo. Nonostante siano passati cinque anni, non è stata mai fatta nessuna ricerca. Le forze dell'ordine ci hanno detto che con la stagione della caccia e dei funghi i cercatori avrebbero trovato un eventuale cadavere e lo hanno classificato come allontanamento volontario. Non è possibile però che una donna con due figlie se ne vada via così, una mamma ha bisogno di sapere come stanno i suoi bimbi. Sono abbastanza sicura che mia sorella sia morta. Il primo di novembre successivo alla scomparsa era il compleanno della sua primogenita e lei non si è fatta sentire. Per lei quella ricorerrenza era di solito importante come Natale. Quando quell'anno non si è fatta via ho capito che Rinuccia non c'era più. Se le fosse capitato un incidente avremmo trovato un corpo.

Mi sono fatta tante domande e mi sono proposta qualche scenario. Tutti mi sembrano assurdi ma non ho tralasciato niente, nemmeno quelle strane telefonate ricevute da Rina da utenze straniere, forse arabe. A una di queste utenze aveva sentito un bambino in lacrime. Aveva pensato a un errore ma poi si è ricreduta quando ha ricevuto altre telefonate anomale provenienti da quel numero lungo e sconosciuto. Nella clinica svizzera forse aveva conosciuto degli uomini stranieri. Lei era biondissima, con gli occhi chiari, magari qualcuno aveva perso la testa per lei. Ho fornito agli inquirenti quei numeri mediorientali trovati sul suo cellulare, ma ancora oggi non so di chi siano, non sono mai stati controllati".

Perché il fascicolo è stata archiviato?
"L'inchiesta è stata chiusa ben due volte. Nel primo caso l'ha fatta riaprire il professor Bruno, nel secondo Immacolata Giuliani, anche lei criminologa. Entrambi ritengono che mia sorella non ci sia più. Il professore Bruno ha dato la risposta più plausibile: ha pensato a un sequestro lampo finito male, per estorcere denaro a mio padre che è un noto imprenditore nel settore dei pavimenti in legno. Magari i rapitori si sono accorti che lei era mentalmente instabile o che li conosceva, oppure ancore lei ha tentato di scappare. Pochi giorni fa un'udienza del tribunale ha stabilito che terranno aperte le indagini per altri sei mesi. Spero che venga finalmente interrogato Fabio, sentito quando abbiamo fatto la denuncia ma non in qualità di testimone vero e proprio. Adesso sono impegnata in un progetto sulle persone scomparse e sto collaborando con un regista impegnato nel sociale che forse scriverà un soggetto su Rina".
 

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