Il caso Lazio, dove si è tornati in presenza due giorni prima di Pasqua ma all'appello mancano molti prof e collaboratori scolastici. L'appello dei dirigenti ai medici di famiglia: "Siano scrupolosi nel rilascio dei certificati"
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Una riapertura sperata, invocata, attesa ma la campanella non ha fatto nemmeno in tempo a suonare, anzi, a ri-suonare, e subito sono ri-cominciati i disagi. Succede ne Lazio, tornato in arancione, dove per oltre 300mila studenti fino alle medie la scuola è ricominciata il 30 marzo, due giorni prima delle vacanze di Pasqua. Purtroppo all'appello - secondo i primi dati - non hanno risposto centinaia di docenti e collaboratori. Un fiume di cattedre vuote in una classe su tre, in media 15 assenze in tutto in ogni Istituto Comprensivo.
Cause e concause - Vaccinati e vaccinandi, malattie improvvise a ridosso delle vacanze pasquali, permessi per la legge 104 e, comunque, una valanga di certificati. Insomma, il caos è servito e con l'assenza di un prof su tre, si insinua il dubbio che più di qualcuno tra docenti e collaboratori scolastici abbia di fatto allungato le vacanze fino al 7 aprile, nonostante si fosse riusciti con fatica a rialzare la claire prima di Pasqua.
Cifre sconfortanti - Insomma, i numeri per ripartire non ci sono. Con un prof su tre colto da malore, appena vaccinato o in permesso straordinario per la legge 104, non è bastata la caccia disperata al supplente di presidi e dirigenti per garantire la normale attività didattica. Risultato? Una classe su cinque dovrà posticipare l'ingresso o uscire prima del tempo. Adesso, non resta che aspettare una sorte migliori per le scuole superiori che torneranno in classe il prossimo 7 aprile, anche se in quota ridotta.
Dirigenti "disperati" - "Le scuole stanno facendo fatica ad organizzarsi - ha spiegato al Messaggero la vicepresidente dell'AssoPresidi Cristina Costarelli - molti docenti sono fuori Regione, altri sono coinvolti nella vaccinazione. Senza contare tutti quelli che hanno già presentato ieri un certificato in cui attestano una malattia o l'impossibilità di recarsi a scuola per motivi di salute o sfruttando la 104. Spero che il numero oggi non aumenti - prosegue la dirigente - altrimenti aremo costretti ad adottare soluzioni creative, andrò sicuramente anch' io in classe e per fortuna alcuni docenti mi hanno dato già la disponibilità a un doppio orario ma se vogliamo la scuola in presenza in questo modo non riusciremo mai a garantire la normale attività didattica".
Preoccupazione anche per dopo Pasqua - Il caso Lazio preoccupa non poco proprio in vista del ritorno generale in presenza, appena i dati dei contagi lo consentiranno, chiesto a gran voce da associazioni dei genitori, dalla maggior parte dei docenti e, soprattutto, da migliaia di studenti. Doveva essere la prima prova utile dopo mesi di Dad ma se è partiti col piede sbagliato. Anche il direttore dell'Ufficio scolastico regionale Rocco Pinneri commenta la situazione: "Forse è un'iperbole, non è bello dirlo ma purtroppo il numero dei malati è più alto in prossimità dei ponti - commenta al Messaggero - e questi di certo non sono dati che auspicavo di sentire".
L'appello ai medici di famiglia - Un disastro inatteso che ha addirittura spinto il capo dell'AssoPresidi di Roma e del Lazio Mario Rusconi a lanciare un appello ai medici di famiglia: "Siano scrupolosi nel rilascio dei certificati". In pratica, conti alla mano, per chi ha presentato un certificato di malattia con una prognosi di appena due giorni il ponte di Pasqua è bell'e fatto. Come per chi è ricorso alla legge 104 che consente di assentarsi dal lavoro per assistere parenti disabili o non autosufficienti. Fatto sta che con una valanga di certificati tra docenti e collaboratori e con un prof su tre che "fa il ponte" come dimostra il caso Lazio, potrebbero essere destinati a fallire tutti gli altri sforzi per riaprire le scuole in presenza.