È SEMPRE CARTABIANCA

Roberta Repetto, la sorella: "Nessuno entra in una setta sapendo di entrarci"

L'intervento prima della sentenza: "Non potevamo sapere che fosse una psicosetta"

21 Feb 2024 - 16:46

"Nessuno entra in una setta sapendo di entrarci". A "È sempre Cartabianca" la sorella di Roberta Repetto, Rita, ha raccontato nella serata di martedì 20 febbraio il calvario vissuto dalla donna morta dopo un'operazione di un tumore maligno in un centro olistico da parte di un sedicente "maestro". A distanza di poche ore dalle dichiarazioni rilasciate dalla donna al programma di Bianca Berlinguerè arrivata la notizia del ribaltone della sentenza in appello. Per la morte di Roberta Repetto, la donna di 40 anni uccisa dalle metastasi di un tumore curato con tisane ed erbe da un "santone" e dai suoi collaboratori del centro olistico Anidra in Liguria, è stato assolto Paolo Bendinelli, responsabile e guru del centro, mentre è stata ridotta da 3 anni e 4 mesi a 1 anno e 4 mesi la condanna per il medico bresciano Paolo Oneda.

"Mia sorella era intelligente, brillante, forte e coraggiosa. Allo stesso tempo però era fragile. Come tutti noi, chiunque in un momento di fragilità può incappare in un momento difficile. Indipendentemente dai titoli di studio - aveva spiegato Rita Repetto raccontando come Roberta era entrata nel centro Anidra -. Roberta era entrata per risolvere dei motivi di coppia, una fragilità che può capitare a tutti. Questa realtà si presentava bene: nessuno aveva pensando di entrare in una realtà tossica. Nessuno entra in una setta pensando di entrare in una setta. Prima avevo quest'idea che la setta fosse composta da persone incappucciate che fanno siti strani. Con il passare del tempo riesce a ricoprire dei ruoli all'interno di questa organizzazione: gestendo i social, diventando insegnante e mettendosi alla guida di altre attività. Man mano inizia ad allontanarsi dalla famiglia". 

Rita Repetto ha poi aggiunto: "Solo dopo la sua morte abbiamo scoperto che è stata operata sul tavolo della cucina di questo centro dal dottor Paolo Oneda, ex dirigente dell'ospedale di Manerbio - ha spiegato la donna -, alla presenza di Paolo Bendinelli che avrebbe effettuato una diagnosi energetica col suo terzo occhio ritenendo l'operazione fattibile. Mia sorella ci aveva creduto e si era fidata ciecamente del suo maestro". La situazione è peggiorata nel giro di due anni, al termine dei quali Roberta Repetto ha ripreso i contatti con la famiglia: "Pensava che quell'operazione fosse un atto di coraggio necessario a raggiungere l'illuminazione. Dieci giorni prima di morire ci chiede di raggiungerla ma prima chiede il permesso al suo maestro di inviarci un messaggio - ha raccontato -. Potrebbe essere definito un omicidio durato due anni. Noi l'abbiamo trovata in condizioni critiche mentre vomitava sangue, con i linfonodi gonfi, la pancia gonfia. La portiamo nell'ospedale più vicino e - pensate dove arriva la manipolazione - in punto di morte arriva a chiedere al suo "maestro" se andare o meno. Quando l'abbiamo portata in ospedale, era piena di metastasi".

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