Inchiodato dall'app per il controllo delle targhe: "Non l'aveva mai usata", scrive l'azienda nella lettera di licenziamento. Il giudice per il lavoro conferma il provvedimento
© Ansa
Si era dichiarato "cittadino di diritto internazionale" e, in quanto apolide, impossibilitato a svolgere le sue mansioni di pubblico ufficiale. È la scusa utilizzata, davanti al tribunale di Roma, da un dipendente Atac licenziato dall'azienda in quanto non utilizzava la app per controllare le targhe. La motivazione però, non ha convinto i giudici romani che il 19 ottobre hanno confermato il licenziamento del controllore.
Secondo quanto ricostruito, risulta che il dipendente timbrava regolarmente il badge all'inizio e alla fine del turno, ma poi non ha mai "utilizzato il servizio di interrogazione delle targhe auto dell’app E-MulteS installata sui telefonini assegnati agli ausiliari del traffico per lo svolgimento dell’attività di controllo". Così, poco prima di Ferragosto, l'uomo si è visto recapitare una lettera da parte dell'azienda in cui gli veniva comunicato il licenziamento. "Risulta che, nelle giornate corrispondenti ai turni di servizio a lei assegnati, lei abbia regolarmente attestato l’inizio e la fine del suo orario di servizio ai rilevatori badge aziendali presenti presso la sede di Garbatella, ma che non abbia mai utilizzato il servizio di interrogazione delle targhe auto" si legge nella missiva riportata dall'edizione romana del quotidiano La Repubblica. In sintesi: il dipendente incassava lo stipendio senza staccare nemmeno una contravvenzione. "Lei per un periodo prolungato - da aprile a luglio 2022 - rendeva una prestazione lavorativa non corrispondente alla diligenza media richiesta dalla stessa", continua Atac.
Il lavoratore ha tentato di difendersi davanti ai giudici riferendo di aver sempre lavorato, "Guidavo la macchina dell'azienda e aiutavo i colleghi", dice. Dichiara poi di essere cittadino di diritto internazionale e perciò impossibilitato a svolgere le sue mansioni. La stessa scusa era spesso utilizzata durante il periodo del lockdown da alcuni soggetti che rifiutavano di compilare l'autocertificazione necessaria a qualsiasi spostamento, in quanto apolidi e "soggetti diplomatici". Il giudice del lavoro, Amalia Savignano ha posto fine alla questione confermando il provvedimento dell'azienda romana per la mobilità.