"Spero che un giorno anche mio figlio abbia un'insegnante come lei, severa ma giusta", ha spiegato l'agente scelto Alessandro Olivetti
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"Se non fossi riuscito a salvarla non me lo sarei mai perdonato". Così Alessandro Olivetti il poliziotto 29enne che a Roma ha salvato una sua ex insegnante che minacciava di suicidarsi. L'agente scelto ha raccontato di aver intuito che si potesse trattare della sua ex professoressa dopo aver letto il nome sul campanello e di averne avuto la certezza pochi istanti dopo: "Mi sono fatto otto piani di scale di corsa, poi ho sentito lei urlare e non ho avuto più dubbi".
A "Il Messaggero" Olivetti ha raccontato i momenti cruciali dell'intervento: "La sentivo urlare: adesso mi butto, nessuno vuole aiutare mio figlio (che ha problemi di tossicodipendenza, ndr)... Aveva la stessa voce di quando ci strillava in classe". La donna era chiusa a chiave all'interno del suo appartamento e, mentre i vigili del fuoco cercavano di individuare la finestra dell'appartamento per raggiungerla, l'agente si è fatto riconoscere dalla professoressa.
"Fuori dalla porta le ho detto: prof ma sono io, Alessandro, non si ricorda? Apra la porta - racconta Olivetti -. Lei ha visto dall'occhiello e mi ha riconosciuto subito. Mi diceva: ma quanto sei diventato grande, mi dispiace che sei qui. Ma continuava a dirmi che si sarebbe buttata. Io per 20 minuti buoni ho portato avanti la trattativa. Le dicevo di ascoltarmi, e gli menzionavo tutti gli episodi di quando stavamo a scuola. Le ho ricordato di quando ho fatto la maturità che mi aveva chiamato dopo gli orali per dirmi che non era riuscita a farmi mettere 80 per colpa di un'altra professoressa, e ancora del viaggio con la classe a Berlino e la cena di fine anno dopo la quale ci aveva portati tutti a via della Magliana a prendere i cornetti".
Olivetti ha continuato ad attirare l'attenzione della professoressa, fino a quando i vigili del fuoco sono riusciti con una scala ad entrare da una finestra nell'appartamento. "Quando mi ha visto ci siamo abbracciati, piangeva, mi diceva: mi dispiace - prosegue il racconto del poliziotto - . Non me lo sarei mai perdonato se le fosse successo qualcosa perché è vero che sono passati nove anni ma per cinque anni l'ho vista tutti i giorni. Era una professoressa carota e bastone. Dava tanto a chi se lo meritava e quando c'era da bastonare, bastonava. I suoi insegnamenti del diritto per me e per il lavoro che ho scelto sono stati fondamentali. Lei per me è sempre stata punto di riferimento. Mi auguro che mio figlio un giorno abbia una professoressa così severa ma giusta".