MAXI OPERAZIONE DEI CARABINIERI

Roma, droga e benefici ai detenuti di Rebibbia: 32 misure cautelari

Quattro persone operavano per far ottenere pene alternative ad alcuni detenuti anche attraverso certificazioni false

27 Gen 2025 - 14:54

I carabinieri hanno condotto una maxi operazione nel carcere romano di Rebibbia, per sgominare un sistema illecito di traffico di droga e benefici. Sono 32 le persone colpite da misure cautelari: quattro operavano per far ottenere pene alternative ad alcuni detenuti, attraverso certificazioni false, mentre gli altri 28 gestivano la rete di spaccio di stupefacenti. Le indagini, avviate nel giugno del 2017 e con il contributo del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, hanno consentito di sviluppare parallelamente due filoni investigativi, strettamente collegati tra loro. Perquisizioni sono state eseguite in diversi quartieri della città di Roma e nelle province di Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo. 

Quattro persone, due ai domiciliari e due destinatari della misura interdittiva della sospensione dal pubblico servizio per la durata di un anno, sono accusate, a vario titolo, dei reati di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria, falsità ideologica, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

False attestazioni

 A finire ai domiciliari uno psicologo considerato promotore del sistema illecito che, attraverso false attestazioni, puntava a far ottenere misure alternative ai detenuti. L'altra indagine, che ha portato all'emissione di un'ordinanza nei confronti delle 28 persone, è scattata dal monitoraggio all'interno di Rebibbia di un detenuto, personaggio di spicco del narcotraffico romano che, si ipotizza, intrattenesse contatti con lo psicologo.

È stato accertato che il narcotrafficante, anche se ristretto in carcere, grazie al determinante contributo di due avvocati (solo uno dei due arrestato), incaricati di trasmettere messaggi e direttive all'esterno, abbia continuato a promuovere un'associazione finalizzata al traffico di stupefacenti nel quadrante sud-est della Capitale. 

Le accuse di corruzione

  In un’occasione è stato anche registrato un episodio di corruzione, consistito nel pagamento allo psicologo della somma di mille, da parte di un detenuto, in cambio della redazione, nei tempi dettati dallo stesso detenuto, di un’apposita relazione psicologica con cui veniva espresso un parere favorevole alla fruizione dei benefici penitenziari. È stato inoltre ipotizzato il rapporto intrattenuto dallo psicologo con alcuni detenuti, anche per il tramite di alcuni operatori volontari del Ser.D., finalizzato a rintracciare "nuovi" detenuti da agevolare, con lo scopo di ottenere maggiori compensi in denaro dall’Azienda Sanitaria di riferimento, compensi che venivano erogati sotto forma di retribuzione per le ore lavorative prestate per il contenimento del rischio suicidario dei detenuti.

Progetto per avere fondi pubblici

  Gli investigatori inoltre raccolto gravi indizi di colpevolezza per un presunto piano escogitato dallo psicologo, anche con la complicità di altri professionisti sanitari, per reperire fondi di natura pubblica (circa 100mila euro) tramite una turbata libertà del procedimento di scelta del contraente relativo al bando per un progetto della Regione Lazio denominato "Progetto Sportello", effettivamente poi assegnato a un’associazione, costituita dai citati operatori volontari del Ser.D. su input dello psicologo. I fondi non sono alla fine mai stati erogati e l’assegnazione del bando è stata revocata per alcune anomalie circa l’organizzazione dell’associazione, ritenuta non "congrua e sostenibile" dal presidente della commissione giudicatrice.

I successivi approfondimenti investigativi, svolti dai carabinieri, hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine all’esistenza di due distinte e articolate associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti, che si avvalevano per le comunicazioni anche di dispositivi criptati: una con a capo il narcotrafficante, che ha visto la partecipazione, con ruolo di vertice, anche di un altro importante narcotrafficante romano recentemente deceduto suicida, e l’altra che la riforniva, anche con canali di approvvigionamento esteri (Olanda), con sempre al vertice un esponente del panorama del narcotraffico capitolino, poi divenuto collaboratore di giustizia. 

Nel corso dell’attività  sono state arrestate in flagranza di reato 7 persone per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e sequestrati 21 kg circa di cocaina, complessivi 1,5 kg di marijuana e hashish, 2 pistole, entrambe provento di furto e con relativo munizionamento, oltre alla somma contante di circa 84mila euro. Nel corso delle fasi operative dell’esecuzione delle ordinanze, a Tor Bella Monaca, i carabinieri hanno arrestato, in flagranza, un indagato già destinatario di ordinanza, poiché trovato in possesso di 200 g di cocaina; in zona Nuovo Salario, i militari hanno fermato, in flagranza, un indagato, non destinatario di misura, poiché trovato in possesso di 5 panetti di hashish per oltre 1 kg, 220 grammi di marjuana e 7.000 euro in contanti; in un’officina di Torvajanica sono state rinvenute all'interno di appositi doppi fondi di autovetture, due buste contenenti circa 70mila euro in contanti e tre Rolex per un valore complessivo di oltre 160mila euro. Sempre i carabinieri hanno sequestrato la somma in contanti di 19.320 euro e altri due Rolex per un valore di circa 30mila.

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