Dopo le manifestazioni di stampo antisemita e a causa dei cortei pro Palestina annunciati a ridosso dell'anniversario del 7 ottobre aumenta il livello di sicurezza
© ansa
Sono state sensibilizzate ulteriormente a Roma le misure di sicurezza nella zona del ghetto e sugli obiettivi sensibili della comunità ebraica, alla luce della situazione in Medio Oriente, delle recenti manifestazioni di stampo antisemita e dei cortei pro Palestina annunciati a ridosso dell'anniversario del 7 ottobre nella capitale e vietati nei giorni scorsi. Il livello di sicurezza, secondo quanto si apprende, era già altissimo. Situazione delicata anche a Venezia e Milano.
"Siamo a un passo dalla caccia all'ebreo e da atti di aperta violenza nei confronti di istituzioni ebraiche religiose e non e dei loro rappresentanti". Lo sottolinea in una nota Walker Meghnagi, presidente della comunità ebraica di Milano commentando i manifesti comparsi ieri durante una manifestazione in sostegno della Palestina. "Quanto messo in piazza a Milano sabato dai manifestanti propal è di una gravità eccezionale - aggiunge -. Questo purtroppo a dimostrazione di come oramai non ci sia più alcun limite che possa considerarsi insuperabile nella sua inaccettabilità. Si è creata una spirale di cieco odio antisemita e appelli genocidi ormai equiparabili a quelli di matrice nazi-fascista degli anni '30 e '40 dello scorso secolo".
In vista dell'anniversario del 7 ottobre, Meghnagi si rivolge alle istituzioni. Un appello è al governo, "a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per la comprensione e appoggio che non ci hanno mai fatto mancare - spiega -, affinché siano prese delle misure preventive e, nel caso queste venissero disattese, anche di contrasto nel caso questo tipo di 'manifestazioni' dovessero realizzarsi nelle nostre piazze".
L'appello è poi ai "partiti di opposizione affinché anche loro prendano le distanze dalla galassia da cui si generano queste manifestazioni - conclude - e di attivarsi in maniera fattiva a un contenimento delle loro modalità e contenuti espressi".
"La situazione è delicatissima, mai è stata portata a questo punto. Chi si aspetta che le comunità ebraiche, anche in Occidente, prendano posizione contro Israele non ha capito cos'è successo in questi 80 anni". E' preoccupato, ma non rinuncia a un'analisi complessiva del 'problema Israele' Dario Calimani, presidente della Comunità ebraica di Venezia.
"Il punto di partenza - spiega - è sempre lo stesso: i Paesi e l'opinione pubblica mondiale vogliono riconoscere che Israele esiste, o no? E che ha il diritto difendersi dal terrorismo o no?". Per Calimani è un errore poi guardare a Israele come a un monolite: "Israele - afferma - non è solo Netanyahu, anche lì ci sono le opposizioni, c'è una parte della società che non è con lui, come nelle nostre Comunità, il confronto è molto vivo. Ma si sbaglia chi crede che, dopo il raid del 7 ottobre, se non ci fosse stato Netanyahu la risposta sarebbe stata differente: sarebbe arrivata in ogni caso".
"Ma la responsabilità - aggiunge - è di chi in questi 80 anni non ha fatto nulla, non ha mai accettato i trattati di pace. Quanto ai governi, tutte le parti politiche hanno interessi, convenienze a collocarsi pro o contro una delle parti in conflitto". "Ma proprio dai giudizi semplicistici e preconcetti che tuttora emergono - prosegue - si capisce quanto l'antisemitismo sia radicato nel pensiero occidentale".
Anche nelle città italiane la recrudescenza della guerra nel Medioriente ha peggiorato il clima: "anche con gli amici è difficile parlare", conclude Calimani.