DOPO 30 DENUNCE

Roma, sgominata la banda dello spurgo: 13 arresti

Inondavano gli appartamenti di liquami per truffare ed estorcere denaro ai cittadini di tutta la Capitale

27 Nov 2024 - 17:11
 © Polizia

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Con il pretesto di eseguire spurghi fognari, inondavano gli appartamenti di liquami per truffare ed estorcere denaro ai cittadini di tutta Roma e della provincia. Per questo 13 persone sono state arrestate dalla polizia di Fiumicino con l'accusa di associazione per delinquere finalizzate alla commissione di estorsioni e truffe aggravate dalla minorata difesa. Le indagini sono partite nel 2022, a seguito di 30 denunce.

Gli operai, agendo con uno schema sistematico e consolidato, dopo aver richiesto il pagamento anticipato della somma di euro 500, aggravavano volontariamente l'entità del danno ostruendo deliberatamente gli scarichi così determinando una esorbitante fuoriuscita di liquame che inondava tutto l'ambiente circostante e in alcuni casi interi appartamenti, con danni considerevoli alla vittima di turno. Il cliente, catapultato in uno scenario surreale con liquami disseminati ovunque e l'odore nauseabondo, si vedeva costretto ad accettare un intervento di urgenza, il cui prezzo veniva valutato secondo un fantasioso calcolo al metro lineare, che faceva schizzare il costo di una banale manutenzione dell'impianto fognario a migliaia di euro.

Se la vittima intuiva il tentativo di truffa e si rifiutava di pagare, diventava bersaglio di minacce e violenza da parte degli operai che venivano reclutati dal promotore dell'organizzazione proprio per il loro passato criminale. In modo silente, per anni, in tutta Roma e provincia, la banda dello spurgo ha posto in essere numerosi condotte ai danni di vittime ignare, tra le quali una moltitudine di ristoratori, professionisti del settore medico, avvocati, appartenenti all'ambiente ecclesiastico e alle fasce più deboli.

Ottenuti i primi guadagni illeciti, la banda ha pianificato l'estensione e l'allargamento in altre importanti città di Italia. L'attività delinquenziale portava notevoli profitti che venivano ripartiti tra gli appartenenti alla banda, e la ditta conseguiva un volume d'affari stimato di oltre un milione di euro l'anno. La propensione alla commissione di reati e al conseguimento del "facile guadagno" è emersa dagli accertamenti nelle banche dati informatiche in uso alle forze di Polizia, che facevano emergere nei confronti di alcuni indagati precedenti penali. Inoltre gli specifici accertamenti nelle banche dati Inps, evidenziavano la mancanza di qualsiasi dichiarazione relativa a ulteriori, leciti, mezzi di sostentamento.

Pertanto la sistematicità dei comportamenti delinquenziali, la sfrontatezza degli indagati, che non arretravano neanche davanti a persone anziane o comunque particolarmente vulnerabili, la spietatezza nel lasciare le vittime e le loro case in condizioni pietose, pericolose anche per la salute, ha determinato il giudice all'emissione dei provvedimenti cautelari. Infatti a seguito di 30 querele raccolte dalla Polizia Giudiziaria e delle tempestive indagini della polizia di frontiera di Fiumicino, il giudice per le indagini preliminari di Roma, su richiesta dei magistrati della Procura, ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tredici persone di cui undici in carcere e due agli arresti domiciliari riconoscendo gravi indizi di colpevolezza per il delitto associativo e per numerosi episodi delittuosi accertati nella fase delle indagini.

Inoltre è stato eseguito il decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice, di somme di danaro ritenute profitto diretto del reato a opera del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Roma che ha partecipato, dando ausilio al personale della Polizia di Fronteria di Fiumicino, alla esecuzione di tredici decreti di perquisizione, con il contestuale sequestro di quasi 100.000 euro in contanti, diamanti, rolex, gioielli e una vettura di grossa cilindrata, in quanto beni sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati. Ad ogni modo - conclude il comunicato della Polizia di Stato - tutti gli indagati sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell'attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.

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