Doina Matei, giovane donna di origini romene, nel 2007 uccise la 22enne Vanessa Russo. Condannata a risarcire la famiglia della vittima, la Corte d'Appello di Roma costringe lo Stato italiano a pagare l'indennizzo
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Lo Stato Italiano dovrà risarcire la famiglia di Vanessa Russo, 22enne uccisa nel 2007, dalla coetanea Doina Matei, cittadina romena senza dimora e nullatenente. La Corte d'Appello di Roma, dopo aver accolto il verdetto della Corte di Giustizia Europea e bocciato il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha deciso che alla famiglia spettano 760mila euro.
La vicenda - Sono passati quindici anni dalla morte di Vanessa Russo per mano di Doina Matei che, con un ombrello, trafisse il cranio della ragazza romana. Le immagini dell'omicidio, riprese da alcune telecamere della metro, incastrarono la giovane romena e segnarono profondamente l'opinione pubblica per la loro crudezza. In prima istanza l'accusa chiese che Matei fosse processata per omicidio volontario, ma fu derubricata a omicidio preterintenzionale aggravato.
Il processo - Fu condannata in primo grado, sul finire del 2007, e successivamente in Appello l'anno dopo, a 16 anni di reclusione e al risarcimento dei danni subiti dalla famiglia Russo. Dopo aver chiesto il rito abbreviato, la romena ottenne a riduzione di un terzo della pena. Una successiva sentenza del Tribunale di Perugia, luogo di residenza della romena, che sarebbe poi tornata libera nel 2019, l'ha condannata a versare 260.000 euro in favore del papà di Vanessa, 300.000 alla madre, 100.000 al fratello e altrettanti alla sorella. Purtroppo queste somme non sarebbero state riscuotibili perché Doina Matei risultava essere nullatenente e con due figli a carico in patria. La famiglia di Vanessa, però, decise di citare in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per ottenere l'indennizzo.
La sentenza della Corte Europea - Non ottenendo alcuna risposta i Russo si rivolsero al tribunale di Roma che condannò la Presidenza del Consiglio dei Ministri al pagamento della somma. Di tutta risposta la Presidenza del Consiglio, attraverso l'Avvocatura di Stato, fece ricorso sostenendo che l'allora ddl appena approvato in materia di risarcimento per le vittime dei reati violenti, rispondente alla direttiva europea numero 80 del 2004, fosse adeguato alla richiesta della famiglia Russo. La recente risposta della Corte di Giustizia Europea è invece di tutt'altro parere : come riporta Libero, lo Stato italiano prevede cifre irrisorie e meramente simboliche per le vittime di reati violenti.