Maria Grazia Di Domenico il 17 maggio 2021 si era sottoposta a un intervento di conizzazione uterina in day-surgery in un clinica di Roma. Ma qualcosa andò storto, morì dopo una settimana per shock settico
Roma, 17 maggio 2021: Maria Grazia, 27 anni, viene sottoposta a un banale intervento di conizzazione uterina in una prestigiosa clinica della Capitale. Un'operazione di routine che si svolge in day-surgery e dura circa 20 minuti. Ma qualcosa andò storto: le fu perforato l'utero e nonostante i dolori lancinanti fu curata con fermenti lattici. Ora il ginecologo che le effettuò l'intervento, già accusato di omicidio colposo, vuole essere processato subito: ha rinunciato all'udienza preliminare e ha chiesto di essere giudicato con rito immediato.
L'intervento a Roma - La vittima, alle prese con un papilloma virus, il 17 maggio 2021 si sottopose presso la casa di cura Santa Famiglia, clinica gettonatissima per l'ostetricia e la ginecologia nella capitale, a un piccolo intervento della durata di 15-20 minuti, che solitamente si effettua in day-surgery, finalizzato a rimuovere del tessuto dal collo dell'utero. Subito dopo l'operazione sarebbe dovuta tornare a casa, ma fu subito colpita da forti dolori addominali.
Le complicazioni - Il ginecologo di Roma, Vincenzo Campo, nonostante i forti dolori addominali segnalati dalla ragazza le prescrisse, oltre agli antibiotici dei fermenti lattici. I dolori, con il trascorrere del tempo, si fecero più intensi, e dopo tre giorni, Maria Grazia Di Domenico venne trasferita d'urgenza all’ospedale San Pietro di Roma, dove le venne riscontrato un addome acuto per sospetta lesione uterina. Vista la gravità del quadro clinico, caratterizzato da shock settico e addome acuto da peritonite, la giovane venne sottoposta a un intervento chirurgico d'urgenza, per suturare la perforazione, ma fu tutto inutile. Trasferita al policlinico Gemelli in coma, la paziente morì dopo tre giorni, il 24 maggio 2021. I familiari hanno poi sostenuto di aver ricevuto rassicurazioni dai medici, che avrebbero ipotizzato "una possibile allergia all’antibiotico o a una banale influenza intestinale".
La vittima - Maria Grazia Di Domenico vieva a Roma, ma era originaria di Cava de’ Tirreni (Salerno). Avrebbe compiuto 29 anni in questi giorni. Impegnata nel sociale, con l'Associazione nazionale protezione animali natura, e consulente software presso un'azienda leader del settore. Meno di un mese dopo l'intervento aveva in programma le promesse di matrimonio e a settembre di convolare a nozze con il suo compagno, ma quella che doveva essere solo un'operazione di routine si è trasformata in una tragedia. La famiglia della vittima si prepara ora a costituirsi parte civile.
Le indagini - Dopo la consulenza medico-legale effettuata dal dott. Matteo Scopetti, dell'Istituto di Medicina Legale dell'Università La Sapienza di Roma e dal dott. Pantaleo Greco, prof di Ginecologia e Ostetricia, il sostituto Cento ha ritenuto il ginecologo Campo responsabile di omicidio colposo. Secondo gli inquirenti, il medico, “per colpa professionale consistita in imprudenza, negligenza ed imperizia”, ha causato la morte della giovane, perforandole durante l’intervento l’utero e il sigma distale e omettendo di “valutare adeguatamente la sintolatologia derivante da tali perforazioni”. Tanto che la 27enne è deceduta per “sindrome da disfunzione multiorgano”, come conseguenza “di uno stato settico complicante una peritonite acuta stercoracea da perforazione iatrogena del sigma”. Ora il gip, dopo la richiesta di giudizio immediato fatta dal ginecologo, dovrà fissare la data della prima udienza.