A “Dritto e Rovescio” parlano il papà tunisino e la mamma italiana del ragazzo indicato come spacciatore dal leader della Lega: "Le scuse non bastano"
Una reputazione rovinata dall'accusa al citofono di Matteo Salvini, che in piena campagna elettorale ha chiesto a un 17enne di Bologna se spacciasse droga sotto gli occhi delle telecamere. L’imbarazzo del giovane calciatore, che da subito ha respinto le accuse del leader della Lega, è stato raccontato dai genitori a “Dritto e Rovescio” pronti a denunciare Matteo Salvini.
“Ci sono rimasto molto male”, racconta il padre del ragazzo, camionista di origine tunisina in Italia da 40 anni, che mostra con orgoglio le sue buste paga: “Guadagno abbastanza bene”. “Salvini ha commesso un abuso di potere, siamo stati processati dal mondo senza fare niente”, aggiunge la moglie bolognese, Caterina: “Mio figlio non può neanche andare in giro senza essere additato come spacciatore". "Le sue scuse non mi bastano”, conclude infine la madre del 17enne.