Una panchina rossa nel nome di Saman: a Milano l'omaggio alla pachistana scomparsa
© Facebook /Gaetano Bianchi
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L'appello del diplomatico
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"Ho denunciato quello che sembrava essere un orrendo atto criminale, chiedendo ai membri della famiglia di Saman di farsi avanti e unirsi alle indagini nell'interesse della verità e della giustizia". Lo ha affermato Jahuar Saleem, ambasciatore del Pakistan in Italia, sul caso della 18enne pakistana scomparsa da oltre un mese da Novellara, nella Bassa Reggiana, e che si presume essere stata uccisa per aver rifiutato un matrimonio combinato.
Intanto continuano senza sosta le ricerche del corpo della giovane. Da venerdì mattina entreranno in campo particolari cani, addestrati per percepire tracce di sangue e resti umani.
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L'appello dell'ambasciatore - "Il governo e il popolo del Pakistan non tollerano alcun atto di violenza o oppressione contro le donne nel mondo per non parlare di quelli perpetrati su uno dei nostri figli o figlie", ha dichiarato l'ambasciatore pakistano.
Sono cinque i familiari indagati al momento con l'accusa di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e occultamento di cadavere secondo le ipotesi formulate dalla Procura di Reggio Emilia. Si tratta del padre Shabbar Abbas e della madre Nazia Shaheen, fuggiti in Pakistan il primo maggio all'indomani della presunta data del delitto, dello zio Danish Hasnain, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio, e dei due cugini Nomanhulaq Nomanhulaq (latitante assieme allo zio e ricercato in Europa dove si pensa possano nascondersi) e Ikram Ijaz, l'unico arrestato della vicenda. Questi ultimi tre, secondo gli inquirenti, si sarebbero occupati di scavare la fossa dove nascondere poi il corpo. Si attendono inoltre ulteriori risposte dall'analisi del telefonino sequestrato ad Ijaz. Per scandagliarlo sarà nominato un consulente tecnico.
Gli indagati potrebbero però aumentare grazie a un "mandato d'indagine europea" dei magistrati. Infatti due zie, una in Inghilterra e l'altra in Francia, avrebbero esercitato pressioni sul fratello minorenne di Saman, intimandogli di non raccontare nulla sull'accaduto. Il ragazzino - che si trova in una comunità protetta dopo essere stato fermato dalla polizia con lo zio in fuga a Imperia il 10 maggio (all'epoca ancora non vi era un mandato di cattura spiccato nei confronti dell'uomo) - è stato sentito in un incidente probatorio la settimana scorsa e ha confermato la sua testimonianza, ora cristallizzata come prova: ad ammazzare Saman è stato lo zio, strangolandola.