SCOMPARSA NEL NULLA DAL 2021

Caso Sara Pedri, assolto l'ex primario di ginecologia di Trento: "Il fatto non sussiste"

Saverio Tateo era accusato, così come la sua vice Liliana Mereu, di maltrattamenti continuati e in concorso ai danni di 21 tra medici, infermieri e ostetriche. Per entrambi la Procura aveva chiesto 4 anni, 2 mesi e 20 giorni

31 Gen 2025 - 18:54
 © Ansa

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Saverio Tateo, ex primario del reparto di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento, e la sua vice Liliana Mereu sono stati assolti dall'accusa di maltrattamenti continuati e in concorso ai danni di 21 tra medici, infermieri e ostetriche. Tra le parti offese anche Sara Pedri, la ginecologa forlivese di 32 anni di cui non si hanno più notizie dal 4 marzo 2021. La sentenza è stata appena pronunciata dal gup Marco Tamburrino. La Procura aveva chiesto la condanna per entrambi i professionisti a 4 anni, 2 mesi e 20 giorni.

Il procedimento è nato dall'indagine svolta dai carabinieri e coordinata dalla Procura di Trento in seguito alla scomparsa della ginecologa 31enne Sara Pedri, di cui si sono perse le tracce dal marzo del 2021. Quasi due anni dopo, l'inchiesta era stata chiusa con la richiesta di rinvio a giudizio dei due medici.

Il processo è iniziato nel novembre del 2023, dopo un incidente probatorio concordato tra le parti per acquisire la testimonianza di otto professioniste impiegate nel reparto. Secondo la famiglia di Sara Pedri potrebbero essere state proprio le condizioni di lavoro all'origine della scomparsa, o del suicidio, della giovane donna, la cui auto venne trovata nei pressi del lago di Santa Giustina, in valle di Non.

Per Emanuela Pedri, sorella di Sara, "il risultato del procedimento non stupisce, perché manca una legge che disciplini in modo chiaro il reato di mobbing. L'opinione che mi sono fatta in merito a quanto prodotto dal processo è che i fatti siano successi, ma se uso il reato di maltrattamenti partendo dall'ambiente familiare e non lavorativo decade tutto", ha detto.

Originaria di Forlì, Sara Pedri era arrivata in Trentino per dedicarsi alla procreazione assistita. Dopo aver preso servizio a Trento, il 16 novembre del 2020, secondo quanto affermato in più occasioni dai familiari, aveva iniziato a mostrare i segni di un grave disagio, caratterizzato da perdita di peso e stress da lavoro. Dal 4 marzo del 2021 - il giorno successivo alle sue dimissioni - si sono perse le sue tracce. Nel corso delle indagini per i presunti maltrattamenti, la Procura ha individuato 21 parti offese, tra cui la stessa Pedri.

In reparto a Trento, secondo quanto riferito da alcune professioniste che vi hanno lavorato, il clima per il personale non sarebbe stato facile, con presunte pressioni e angherie. Dopo l'esplosione del caso, Tateo venne prima sospeso e poi licenziato dall'Azienda sanitaria di Trento, che aveva avviato un'indagine interna. A Tateo erano state ascritte complessivamente 17 contestazioni disciplinari, relative perlopiù a presunti atteggiamenti vessatori nei confronti dei collaboratori e del personale di sala.

Nell'indagine interna era stata coinvolta anche Liliana Mereu, che aveva conservato il posto con una sanzione disciplinare e il trasferimento all'ospedale di Rovereto. Mereu, che ha impugnato la sanzione, ha poi lasciato il Trentino per andare a lavorare in Sicilia. Tateo aveva impugnato il licenziamento, ritenuto poi illegittimo dal giudice del lavoro di Trento, che aveva disposto il reintegro del professionista ed il pagamento di due anni di stipendio. Anche Tateo ha lasciato Trento e attualmente lavora in Francia.

La decisione del gup ha trovato la soddisfazione dei legali della difesa, che nelle arringhe avevano contestato l'applicazione dell'articolo del codice penale sui maltrattamenti familiari in ambiente lavorativo. "Sono innocenti come noi sapevamo dall'inizio di questa storia", ha detto Salvatore Scuto, uno dei legali di Tateo. Per le parti civili è invece intervenuto l'avvocato Andrea De Bertolini, secondo cui "la vicenda patisce di un difficile meccanismo di valutazione dell'effettiva responsabilità degli imputati rispetto alla fattispecie di reato contestata".

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