PATRON DI TISCALI

Evasione fiscale, condannato a tre anni di reclusione l'ex governatore della Sardegna Renato Soru

Il patron di Tiscali si difende: "Sentenza ingiusta, non ho commesso reati"

05 Mag 2016 - 13:52

Il patron di Tiscali, Renato Soru, è stato condannato a tre anni di reclusione per evasione fiscale. La sentenza è stata emessa dal giudice del tribunale di Cagliari Sandra Lepore. Il pm Andrea Massidda aveva sollecitato una condanna a 4 anni dell'europarlamentare, che si è dimesso da segretario del Pd Sardegna, con l'accusa di un'evasione di 2,6 milioni di euro nell'ambito di un prestito fatto dalla società Andalas Ldt (sempre di Soru) a Tiscali.

Non ho commesso reati, mi aspettavo di essere assolto. E' una sentenza ingiusta
Renato Soru, 

"Non ho commesso reati, sentenza ingiusta" - "Non mi aspettavo questa sentenza, mi aspettavo di essere assolto, credo sia una sentenza ingiusta", così Soru. "E' un momento grave e molto importante della mia vita - ha aggiunto - voglio stare un poco da solo. Non credo di aver commesso reati, credo sia una sentenza che spero venga ribaltata nelle altre fasi del processo".

Il caso - Le indagini condotte su Soru erano scattate dopo un servizio della trasmissione "Anno Zero" andato in onda nel 2009. Durante la requisitoria il pm aveva ricostruito nel dettaglio la vicenda giudiziaria del patron di Tiscali. Il prestito effettuato da Andalas Ldt, secondo l'accusa, avrebbe generato interessi non dichiarati e dunque un'evasione. Il pm durante la requisitoria era stato duro: "A cosa poteva servire Anadalas Ldt, se non ad evadere, esattamente come ipotizzato dalla trasmissione Anno Zero".

Secondo i pm che la Andalas Ldt con sede a Londra aveva un capitale sociale di due sterline, non era operativa e non avrebbe pagato imposte né in Gran Bretagna né in Italia, ma sarebbe stata utilizzata solamente per prestare circa 27 milioni di euro a Tiscali. In altre parole "Soru presta i soldi a sè stesso", aveva detto in aula il pm titolare dell'inchiesta aperta nel 2010. La società inglese operava con un conto italiano sul quale venivano incassati i soldi della restituzione del prestito a Tiscali e gli interessi.

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