Chiuse le indagini che coinvolgono altre sette persone. Secondo l'accusa gli indagati avrebbero fatto confluire fondi dell'8 per mille destinati alla Diocesi di Ozieri nei conti correnti della cooperativa Spes
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La Procura di Sassari ha chiuso le indagini dell'inchiesta per riciclaggio e peculato: indagati Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo Becciu, come responsabile della cooperativa sociale Spes, il vescovo di Ozieri Corrado Melis, e altre sette persone. Secondo l'accusa gli indagati avrebbero fatto confluire fondi dell' 8 per mille destinati alla Diocesi di Ozieri nei conti correnti della cooperativa Spes. Gli atti della Procura parlano di una somma complessiva pari a oltre 2 milioni di euro arrivati nella disponibilità della Spes nell'arco temporale compreso fra il gennaio 2013 e il febbraio 2023. La difesa dei nove indagati: "Sorpresi per la diffusione della notizia".
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La notizia è stata confermata all'agenzia di stampa Ansa. Secondo le ipotesi della Procura, la Diocesi di Ozieri sarebbe stata di fatto nelle mani di Antonino Becciu. Il fratello del cardinale di Pattada avrebbe anche aperto un conto intestato alla Caritas dal quale avrebbe prelevato fondi per la sua cooperativa, la Spes.
Nell'inchiesta - la cui chiusura risale a gennaio scorso - sarebbero coinvolti anche il direttore della Caritas don Mario Curzu, la compagna di Antonino Becciu, Giovanna Pani, e la figlia di quest'ultima.
Il cardinale Becciu era finito in un'altra inchiesta, quella legata alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e alla compravendita del palazzo di Londra, e si è visto condannare in Vaticano da un tribunale composto da laici, a 5 anni e 6 mesi più l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e 8mila euro di multa per due peculati e per truffa aggravata.
Tornando all'inchiesta sul fratello del cardinale e gli altri 8 indagati, l'avvocato difensore di tutti e 9, Ivano Iai, ha commentato: "Eravamo a conoscenza dell'indagine della Procura di Sassari da tempo e adesso, alla sua conclusione, ci è finalmente consentita la possibilità di chiarire le posizioni di tutte le persone coinvolte". "Avremmo preferito il riserbo sui fatti - ha precisato il legale -, intorno ai quali sarà necessario un confronto in contraddittorio nel rispetto delle garanzie delle persone, allo stato solo indagate, affinché possano difendersi dalle contestazioni mosse dalla pubblica accusa".