I sospetti si concentrano su un 17enne, già indagato per l'uccisione dello studente Gianluca Monni. Per gli inquirenti avrebbe eliminato anche Stefano Masala, diventato un testimone scomodo
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C'è una svolta nelle indagini sulla scomparsa di Stefano Masala, il 29enne di Nule (Sassari) di cui si sono perse le tracce il 7 maggio 2015, la sera prima dell'omicidio di Gianluca Monni, lo studente di Orune (Nuoro) di 19 anni ucciso mentre attendeva il bus per andare a scuola. Ora si indaga non più per la sparizione di Masala, ma per il suo assassinio. I sospetti si concentrano su un 17enne: per gli inquirenti avrebbe compiuto entrambi gli omicidi.
Forse ucciso perché aveva assistito a un delitto - La Procura dei minori di Sassari ha iscritto nel registro degli indagati un ragazzo di 17 anni di Nule, dunque compaesano di Masala, già indagato insieme al cugino di 24 anni, di Ozieri, per l'omicidio dello studente. I due delitti, secondo la Procura dei minori di Sassari e la Procura di Nuoro, che coordina le indagini, ruoterebbero intorno alla figura del minorenne, che per uccidere Gianluca Monni avrebbe eliminato anche Stefano Masala, diventato un testimone scomodo.
Ritrovata l'auto, ma non il corpo - La Opel Corsa di quest'ultimo, infatti, era stata "intercettata" dalle telecamere delle vie del centro a Orune la mattina del delitto. L'auto era stata poi trovata bruciata, a poche ore dal delitto, nelle campagne di Pattada. Ma del corpo di Masala nessuna traccia.
Due fatti di sangue legati dallo stesso movente - Il movente di questi due fatti di sangue, secondo gli inquirenti, sarebbe una rissa scoppiata una sera di dicembre del 2014 durante una festa paesana a Orune: in quell'occasione, il 17enne avrebbe fatto degli apprezzamenti pesanti alla ragazza di Gianluca Monni, che ha reagito aiutato dagli amici. Avuta la peggio, il minorenne è poi tornato sul posto armato di pistola, ma anche questa volta Monni e compagni sono riusciti ad imporsi.
La vendetta per l'affronto subito - Un nuovo affronto che il ragazzo avrebbe vendicato cinque mesi dopo con l'omicidio dello studente. Quella sera di dicembre, nella sala da ballo di Orune, era presente anche Stefano Masala, che però non ha partecipato alla rissa. Fin da subito gli inquirenti hanno collegato il delitto di Monni con la sparizione di Masala: il 29enne sarebbe stato usato - non si sa se consapevolmente o sotto costrizione - per avere l'auto con cui compiere l'omicidio, quindi ucciso perché sapeva o aveva visto troppo.
La svolta dopo la perizia dei cellulari - Gli avvisi di garanzia per il delitto dello studente erano stati notificati ai due giovani pochi giorni dopo il fatto. Nel novembre scorso nel fascicolo si è aggiunto un altro tassello importante: è stata depositata in Procura la perizia dei telefoni cellulari dei due indagati. E da queste perizie sarebbe arrivata la svolta.
Famiglia sotto shock - La famiglia Masala è sotto shock. "Fino a ieri abbiamo sperato che Stefano fosse vivo - ha detto il padre Marco -. Oggi con la notizia di un indagato per il suo omicidio la speranza si affievolisce. Ho fiducia nella giustizia e spero che sulla verità sia fatta luce presto. Stefano era un ragazzo docile che non aveva mai dato problemi a nessuno, non meritava neanche uno schiaffo. Una cosa è certa, finché non si troverà il corpo di Stefano sarà una verità a metà".