LA SENTENZA

Saronno, infermiera killer: la Cassazione conferma la condanna a 30 anni

Laura Taroni è accusata di aver ucciso il marito e la madre. Le morti furono provocate da un mix letale di farmaci e sarebbero state pianificate per eliminare tutti quelli che avrebbero potuto ostacolare la sua relazione extraconiugale con Leonardo Cazzaniga

08 Lug 2022 - 22:58
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La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni di carcere per Laura Taroni, l'ex infermiera di Saronno (Varese), accusata di aver ucciso con un cocktail di farmaci - tra il 2013 e il 2014 - il marito Massimo Guerra e la madre Maria Rita Clerici. La Taroni, secondo la procura, avrebbe commesso gli omicidi nell'ambito della sua relazione "criminosa e sentimentale" con l'ex vice primario Leonardo Cazzaniga. I giudici della quinta sezione penale hanno quindi rigettato il ricorso dei legali dell'imputata.  

Il movente del delitto sarebbe stato l’odio per il marito, ostacolo ormai ingombrante alla relazione con Cazzaniga, amante dell'imputata e all’epoca aiuto primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno, dove la donna lavorava come infermiera. Quello per la madre sarebbe stato invece un astio covato da tempo, reso ancora più forte dai numerosi "no" al rapporto con il vice primario. Secondo il sostituto procuratore generale Luigi Giordano, che aveva chiesto alla Corte di rigettare il ricorso, la Taroni avrebbe somministrato un mix di farmaci poi risultato letale per entrambe le vittime.

Per Cazzaniga, accusato della morte di dieci persone, di cui otto in corsia, sempre con farmaci ritenuti letali, e per i due nell'ambito familiare della Taroni, era stata confermata dalla Corte d'Appello di Milano la condanna all'ergastolo e a tre anni di isolamento diurno. Il medico anestesista era accusato di avere somministrato farmaci letali, il famoso 'protocollo Cazzaniga', a 13 persone, tra il 2011 e il 2014 e in appello era  stato assolto dalla Corte d'Assise d'Appello "perché il fatto non sussiste" da tre omicidi. Cazzaniga comparirà davanti alla Suprema Corte il 30 settembre.

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