Il 32,6% dei 6-10 anni è sempre davanti allo schermo. Percentuale che sale al 44,4% al Sud. E tra gli 11-13enni, il 62,3% ha almeno un account social. Anche se la legge lo vieta
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Quasi un bambino italiano su tre (il 32,6 per cento) tra i 6 e i 10 anni usa lo smartphone tutti i giorni. Un dato in decisa crescita rispetto al 2018, quando era meno di un bambino su cinque (18,4 per cento). Al Sud e nelle Isole la percentuale dei bambini che usano sempre il cellulare sale addirittura al 44,4 per cento, oltre venti punti in più rispetto al Nord, che si attesta al 23,9 per cento. Non solo. Il 62,3 per cento dei preadolescenti (11-13 anni) ha almeno un account social, nonostante la legge italiana preveda che siano necessari 14 anni per fornire il consenso al trattamento dei dati personali. Sono alcuni dei numeri diffusi da Save the Children in occasione del lancio della sua campagna sull'educazione digitale, per promuovere un accesso pieno, competente e sicuro alla Rete. E per cercare di limitare i casi di cyberbullismo, hate speech, condivisione di immagini intime senza consenso e altre forme di violenza.
Il rapporto di Save the Children si sofferma a lungo sull'uso dei social da parte dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni, proprio perché secondo la legge sarebbe impossibile per loro avere un account personale. Eppure il 62,3 per cento dei preadolescenti ha almeno un account social e il 35,5 per cento ne ha più di uno. Il 31,3 per cento dei ragazzi e delle ragazze di quest'età sostiene di essere connesso online con i suoi amici attraverso chat, chiamate, videochiamate più volte al giorno. L'82,2 per cento dei preadolescenti usa Internet per scambiare messaggi, poco meno del 40 per cento per inviare e ricevere mail, quasi 1 su 5 (il 18,5 per cento) per leggere giornali o siti di informazione, l'11,3 per cento per esprimere opinioni su temi politico-sociali, il 9,6 per cento per seguire corsi online.
"Bambini, bambine e adolescenti crescono oggi in una dimensione online, in cui il mondo materiale e quello digitale si intrecciano, ma ciò non significa che abbiano gli strumenti necessari per rapportarsi consapevolmente con l'universo online", spiega Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, che ha pubblicato una guida per genitori e insegnati. "La Rete può rappresentare una straordinaria opportunità di apprendimento e socializzazione, permettendo ai più giovani di esplorare e sviluppare nuove competenze, ma anche nascondere rischi di fronte ai quali i ragazzi non possono essere lasciati soli. Serve un'alleanza ampia tra famiglie, scuola, istituzioni, imprese e società civile, e che intervenga a colmare le disuguaglianze digitali così presenti nel nostro Paese".
Inoltre, l'indagine Icils, curata dalla Area indagini internazionali di Invalsi, offre una fotografia delle competenze digitali dei ragazzi italiani rispetto agli omologhi europei. Così, scopriamo che il 14 per cento degli studenti di terza media non ha raggiunto le competenze digitali minime, in miglioramento rispetto al 24 per cento del 2018 e in linea con altri Paesi come Svezia e Norvegia (14 per cento), Spagna e Germania (15 per cento). In Italia emergono però significativi divari territoriali: se nel Nord-Ovest la quota di studenti di terza media che non ha raggiunto le competenze digitali minime è solo dell'8 per cento, nel Nord-Est e al Centro cresce al 9 per cento, al Sud sale al 17 per cento e nelle Isole è addirittura al 32 per cento. In Italia la quota di studenti che raggiungono i livelli di competenze più elevati (livello 3 e 4) è pari al 10,3 per cento, più bassa rispetto alla media Ue, mentre la maggior parte (il 54 per cento) degli studenti raggiunge almeno il livello 2. Per quanto riguarda le fasce di età più alte, secondo i dati Eurostat, il 55,8 per cento dei 16-19enni in Italia raggiunge le competenze di base o superiori, a fronte del 66,5 per cento della media Ue. E anche in questo caso è notevole il divario tra Nord (59,7 per cento) e Sud (50,6 per cento).