valgono 300 mln di euro

I Savoia rivogliono i gioielli della corona depositati in Bankitalia: "Sono i nostri"

In ballo c'è un cofanetto protetto da 11 sigilli con diamanti, perle, collane, preziosi di ogni genere. La famiglia reale sostiene che Umberto II lo lasciò nel ’46 e spetta a loro "per usucapione”

20 Nov 2022 - 10:03
Emanuele Filiberto e la moglie Clotilde © Afp

Emanuele Filiberto e la moglie Clotilde © Afp

I Savoia chiedono i gioielli della corona. In ballo c'è un cofanetto in pelle di tre pianio protetto da 11 sigilli con diamanti, perle, collane, preziosi di ogni genere del valore di circa 300 milioni di euro, attualmente depositato presso la Banca d'Italia. Ma la famiglia reale sostiene che Umberto II lo lasciò a loro nel ’46 e per questo gli spetta  "per usucapione”. Lo racconta il Fatto Quotidiano, che riporta le memorie depositate presso il Tribunale Civile di Roma, in vista dell’udienza prevista il 10 maggio 2023.

I Savoia chiedono ai giudici di portare il caso alla Consulta, ritenendo la XIII Disposizione della Carta in contrasto con i suoi stessi principi fondamentali e con i diritti sanciti dall’Ue. In ballo, si legge, oltre a un diamante rosa montato su una grande spilla e i collier di perle indossati dalla regina Margherita c'è la tiara della regina Elena, il vero pezzo forte. "Un diadema a 11 volute di brillanti, attraversato da un filo di perle orientali, che sotto ha perle incastonate e sopra gocce di brillanti: 11 perle a goccia di grani 720, 64 perle tonde del peso di grani 975, 1040 brillanti del peso di grani 1167".

Per perorare la loro causa i Savoia citano anchei diari di Luigi Einaudi. Per l'esattezza, spiega il Fatto, "quattro pagine –dalla 656 alla 659 –dei diari di Luigi Einaudi, governatore della Banca d’Italia dell’epoca, che di lì a poco sarebbe diventato il primo presidente della Repubblica italiana.

“Il Re mi riceve come al solito –si legge –e forse un po’ più serio, e mi comunica che in conseguenza degli avvenimenti egli desidera che le gioie così dette della corona non vadano immediatamente in mano ad un commissario (...) Egli desidera che esse siano depositate presso la Banca d’Italia per essere consegnate poi a chi di diritto”.  Ora bisognerà vedere cosa deciderà il Tribunale Civile di Roma, in vista dell’udienza prevista il 10 maggio 2023.

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