il potere del clan

Giugliano (Napoli), scambio elettorale politico-mafioso: 25 arresti e sequestri | In manette anche ex sindaco

L'organizzazione criminale interveniva anche per dirimere controversie tra privati. Secondo le accuse, il clan avrebbe condizionato la campagna elettorale per le elezioni comunali nel settembre del 2020

03 Feb 2025 - 08:54
 © Carabinieri

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L'amministrazione comunale di Giugliano in Campania, a nord di Napoli, sarebbe stata condizionata dal clan Mallardo. È quanto emerge da un'indagine dei carabinieri del Ros, coordinata dalla Dda, che ha portato all'arresto di 25 persone. L'organizzazione criminale, componente della cosiddetta "Alleanza di Secondigliano", interveniva anche per dirimere le controversie tra privati. Il clan avrebbe condizionato, secondo l'ipotesi accusatoria, la campagna elettorale per le elezioni comunali nel settembre del 2020. Tra i reati contestati nella forma aggravata figurano l'associazione di tipo mafioso, lo scambio elettorale politico-mafioso, l'estorsione, la tentata estorsione, l'usura, il trasferimento fraudolento di valori e la corruzione.

Tra gli arrestati figura anche l'ex sindaco di Giugliano in Campania, Antonio Poziello. Eletto per la prima volta nel 2015, cinque anni dopo - Poziello dopo essere stato sfiduciato - si era ripresentato alla guida di una coalizione ma aveva perso le elezioni, battuto dall'attuale sindaco, Nicola Pirozzi del Pd. Lo stesso Poziello nei mesi scorsi è rimasto coinvolto in un'indagine per l'affidamento del servizio dei rifiuti urbani. Il pm della Procura di Napoli Nord aveva chiesto i domiciliari ma la richiesta è stata respinta dal gip.

Tra i destinatari delle misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Dda di Napoli anche alcuni consiglieri comunali oltre a elementi di spicco del clan Mallardo, componente di rango della federazione mafiosa chiamata "Alleanza di Secondigliano".

Complessivamente i militari hanno notificato 20 arresti in carcere e 5 ai domiciliari. Il gip di Napoli, oltre all'ordinanza, su richiesta della Procura di Napoli ha emesso anche un decreto di sequestro beni, tra cui rapporti finanziari, terreni, fabbricati, aziende e società, per alcuni milioni di euro. I proventi delle attività illecite erano destinati tra l'altro, alla "cassa comune" del clan Mallardo gestita per sostenere gli affiliati, anche quelli detenuti, e i loro familiari. 

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