La scoperta è avvenuta quasi per caso, durante un’indagine oceanografica: il velivolo è adagiato a 30 metri di profondità. L’ipotesi è che si tratti di un bombardiere Usa del 1942
© Ispra
Dai fondali di Sciacca, in provincia di Agrigento, potrebbe riemergere un pezzo di storia. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Palermo ha scoperto in fondo al mare il relitto di un aereo, lungo circa 20 metri e con un'apertura alare di circa 30 metri. L'immagine "acustica" del corpo sommerso è stata registrata grazie a uno Side Scan Sonar, un'apparecchiatura in dotazione ai geologi marini. Non si esclude che all'interno della carlinga ci sia ancora l'equipaggio.
La scoperta è avvenuta a circa 7,5 miglia nautiche da Sciacca, uno specchio di mare nel quale da qualche mese un gruppo di lavoro è impegnato in una campagna oceanografica di acquisizione di dati geofisici. Le attività sono finanziate dall’ISPRA e a condurle c'è un team di specialisti nel campo della Biologia ed Ecologia marina che effettua monitoraggio e valutazione ambientale, anche attraverso rilievi acustici ad alta risoluzione. Proprio l’utilizzo di queste tecnologie avanzate ha permesso di osservare il relitto per la prima volta, a circa 30 metri di profondità.
Al momento, nonostante l’immagine mostri un aereo molto ben conservato, i ricercatori non sono in grado di individuarne il modello, la nazionalità o le sue reali condizioni. Al suo interno potrebbero esserci ancora, assieme a residui bellici, i resti dei membri dell'equipaggio.
Sono stati per questo allertati tutte le autorità competenti in modo da preservare il relitto e gli eventuali rinvenimenti e mettere in sicurezza l’area. Dopo una ricerca eseguita sul ritrovamento di altri relitti aerei nello stesso specchio di mare, si è venuti a conoscenza della presenza dell'aereo "misterioso", un Savoia Marchetti risalente alla II guerra mondiale, abbattuto da caccia inglesi il 14 Agosto 1942, le cui caratteristiche non sembrano corrispondere a un altro relitto rinvenuto lo scorso marzo.
"L’apparecchio è tutto metallico, si tratta di un bimotore a propulsione radiale con un’ala a forte allungamento. Direi che non è un velivolo italiano e nemmeno britannico - ha dichiarato Gregory Alegi, professore di Storia degli Stati Uniti alla Luiss di Roma in un'intervista al quotidiano online Corriere.it - potrebbe quindi trattarsi di un Douglas A.26 “Invader”, e ci somiglia parecchio".