Chantal Milani a Tgcom24: "Ridare un congiunto a una famiglia significa veramente tanto. E' un bellissimo risultato"
di Giorgia Argiolas© ufficio-stampa
Il cold case del misterioso sciatore riemerso dal Cervino è stato risolto dopo 64 anni. L’uomo ora ha un nome: Henri Joseph Leonce Le Masne. Tgcom24 ha parlato con Chantal Milani, l’antropologa e odontologa forense che dal 2013 al 2015 circa si è occupata del caso in collaborazione con la polizia scientifica. "Ridare un congiunto a una famiglia significa veramente tanto. E' un bellissimo risultato. Ora potrà Le Masne tornare finalmente a casa e avere una degna sepoltura", ha detto.
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Chantal Milani, può raccontarci come l’antropologia può contribuire a risolvere casi come questi?
Certamente. All’epoca ebbi modo di lavorare a diversi casi in collaborazione con la Polizia Scientifica, in special modo. Un bellissimo lavoro di squadra. Questi resti erano senza dubbio molto particolari, ritrovati nel 2005 sulle Cime Bianche della Valtournenche. Ci lavorò dapprima la Dott.ssa Gherardi, medico legale, e io anni dopo ebbi modo di aggiungere ulteriori dettagli. In generale, quando si trovano resti scheletrizzati la prima cosa da fare è quella di stendere il cosiddetto profilo antropologico: una sorta di identikit della persona scomparsa a cui i resti potrebbero appartenere, un insieme di dati che comprende origine razziale, sesso, età, statura e tutto ciò che può fornire ulteriori informazioni. Io ebbi modo di visionarli e di vedere anche alcuni reperti del corredo con cui furono ritrovati.
E, in base a questo profilo antropologico, a chi appartenevano i resti?
I resti appartenevano a un soggetto di sesso maschile, di età compresa tra i 25 e i 40 anni circa, età che poteva essere ulteriormente ristretta tra i 30 e i 40 anni. Si tende sempre a dare due range: uno stretto e uno largo, proprio perché in ambito forense bisogna parlare di probabilità e restringere troppo il campo non sempre è una scelta saggia, meglio procedere per step successivi. Dalle ossa lunghe (in genere femore e tibia) si può determinare la statura.
Qual è il dato più difficile da individuare tramite i resti?
La datazione. Diventa più facile qualora si trovino degli elementi di contesto. In questo caso fu trovata una moneta con una data di conio incisa: questo ha permesso di dire che i resti non potessero appartenere a un momento antecedente a quella data (1949), anche l’attrezzatura sciistica era di quell’epoca. Su questi reperti la Polizia ha fatto ulteriori approfondite indagini che sono state determinanti.
Avevate anche già capito che l’uomo era benestante? Da cosa?
Sì, da diverse cose: dai denti - il soggetto aveva dei restauri dentali molto importanti, corone d’oro, otturazioni, e quindi dettagli indicativi di cura personale e mezzi economici importanti - così come dall’attrezzatura sciistica (scarponi e sci di marca). In generale, i denti sono identificativi quanto un dna, in più permettono, come in questo caso, di fornire tante informazioni sul “tipo” di persona da ricercare, talvolta anche la provenienza.
In questo caso la svolta si è avuta grazie all’appello della polizia sui social network…
Esatto, la Polizia Scientifica ha fatto un ottimo lavoro, la perseveranza, il “non dimenticare” anche i casi che non portano a una soluzione immediata è fondamentale, soprattutto quando il caso non è recente. Inoltre, quando si devono cercare famiglie all’estero, diventano importanti Internet, i social, il passaparola.
E dopo cos’è accaduto?
Del dopo so quanto è comparso sui giornali in queste ore, una procedura simile a molti altri casi anche più recenti: una volta diffuso il profilo antropologico e i dettagli degli oggetti, un parente dell’uomo ha fatto la segnalazione alle autorità competenti. Si è avuto un sospetto di identità. Nel momento in cui c’è un sospetto d’identità, si procede secondo i protocolli Interpol a fare il confronto su base dentale o genetica fra i due elementi, persona scomparsa (ante mortem) e dati del corpo (post mortem). In questo caso, visto che la Polizia Scientifica era riuscita ad estrarre il dna dai resti (cosa non scontata con resti datati) è stato possibile fare il confronto con quello dei familiari. Questo ha permesso di chiudere il cerchio. Per un caso così vecchio e allo stesso tempo così affascinante è un risultato bellissimo, una soddisfazione per tutti quelli che nel tempo ci hanno lavorato e, in primis, per i parenti. Per questi ultimi rimanere in un limbo emotivo e amministrativo, non sapere cos’è successo e dov’è il proprio caro è sempre una delle cose più brutte, così come non avere una tomba su cui portare un fiore.