I sindacati hanno deciso il blocco degli scrutini e di tutte le attività della scuola per due giorni consecutivi successivi alla fine delle lezioni
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"Chi si muove al di fuori della legge produce un danno contro gli studenti e le loro famiglie. A loro dovrà spiegare le ragioni di un eventuale blocco illegale degli scrutini". Lo ha dichiarato il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi Roberto Alesse, dopo l'annuncio dei Cobas di un nuovo stop di due giorni. "L'Autorità valuterà se la proclamazione del sindacato sia legittima", ha aggiunto. Renzi: "Ascoltare non è assecondare".
Le date dello stop da regione a regione - "Avremmo preferito una convocazione unitaria - precisa il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi - ma riteniamo che vadano rotti gli indugi per dare con urgenza un forte segnale che tranquillizzi i docenti e che dimostri la legittimità della forma di lotta proposta: e per questo abbiamo indetto, auspicando fortemente che anche gli altri sindacati facciano lo stesso, il blocco degli scrutini e di ogni attività scolastica per tutto il personale per due giorni consecutivi, a partire dal giorno seguente la fine delle lezioni, differenziata per Regioni. E precisamente: l'8 e 9 giugno in Emilia-Romagna e Molise; il 9 e 10 in Lazio e Lombardia; il 10 e l'11 in Puglia, Sicilia e Trentino; l'11 e 12 in Liguria, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Campania e Veneto; il 12 e 13 in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d'Aosta; il 17 e 18 in l'Alto Adige".
"Aspettiamo una nuova convocazione da parte del cattivo maestro Renzi" - I Cobas "ricordano ai presidi che non è possibile procedere ad alcuno scrutinio finale prima che siano terminate le lezioni (comma 7, art.192 del DLgs 297/1994) e che non si possono spostare d'ufficio scrutini già convocati nei giorni di sciopero (attività antisindacale) e che saremmo costretti a perseguire eventuali illegalità in tal senso". "Restiamo in attesa di una nuova convocazione da parte del 'cattivo maestro' Renzi - prosegue Bernocchi - affinché spieghi fra l'altro come potrebbe un preside con centinaia di docenti nei vari plessi - che vede, al più, due o tre volte l'anno in collegio docenti - giudicarne le capacità didattiche".
"Come lo potrebbero fare addirittura i genitori e gli studenti, assegnando aumenti salariali a un 10% di 'migliori' docenti; con quali doti medianiche un preside "ingaggerà" dagli Albi territoriali docenti mai visti e conosciuti; perché dovrebbero essere i cittadini, e non lo Stato, a finanziare le scuole con il 5 per Mille?".
I Cobas, sulla base delle risposte che arriveranno, valuteranno "come proseguire la lotta, anche oltre i due giorni di blocco già indetti. Di questo discuteremo con i lavoratori nelle giornate di mobilitazione unitaria tra il 18 e il 20, in occasione del voto sul Ddl alla Camera". Infine, è in programma una manifestazione nazionale domenica 7 giugno o in alternativa decine di manifestazioni cittadine nella stessa giornata.
Renzi: "Bene i suggerimenti, ma ascoltare non è assecondare" - Sulla riforma della scuola Matteo Renzi ha scritto su Twitter: "Sto leggendo le risposte dei prof. Faremo tesoro di suggerimenti e critiche. La scuola è La sfida per riportare l'Italia a fare...l'Italia"."Ascoltare significa ascoltare, non assecondare per forza. Non è che o facciamo ciò che dice lei o non siamo democratici...", ha aggiunto poi il premier in risposta ad un follower che gli ha suggerito di "ripassare il concetto di democrazia perché parlate tanto e non ascoltate nulla".
"Chi assunto non licenziato dopo 3 anni" - Renzi poi ha replicato così a un follower chi gli ha chiesto se si preoccupasse dei professori o delle elezioni: "Le elezioni politiche saranno nel 2018. Quelle europee nel 2019. La scuola c'è sempre". Facendo chiarezza sul ddl Buona Scuola, il premier ha quindi sottolineato che "chi è stato assunto non è licenziato dopo tre anni. E' una delle tante leggende metropolitane".