Il prefetto di Milano e la direttrice dell'Ufficio scolastico regionale hanno inviato una lettera al presidente del Tar regionale: "Tempi minimi insopprimibili"
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In Lombardia i ragazzi delle superiori potranno tornare (parzialmente) in classe da lunedì. Il prefetto di Milano Renato Saccone e la direttrice dell'Ufficio scolastico regionale Augusta Celada hanno inviato una lettera al presidente del Tar della Lombardia spiegando che questi sono i "tempi minimi insopprimibili" per dare attuazione al decreto con cui il Tribunale ha sospeso l'ordinanza regionale che imponeva fino al 24 gennaio la didattica a distanza al 100%.
"Prendiamo atto della decisione del Tribunale Amministrativo Regionale e ci riserviamo, dopo aver valutato nel dettaglio le motivazioni dello stesso, di proporre reclamo poiché i riferimenti normativi che hanno orientato il Giudice del Tribunale, non tengono conto della possibilità delle Regioni di adottare misure più restrittive di quelle previste dai vari dpcm": scriveva, in una nota, la Regione Lombardia esprimendosi sulla decisione del Tar, che aveva accolto il ricorso del comitato "A scuola!" contro l'ordinanza lombarda dell'8 gennaio che aveva disposto la Dad al 100% per tutte le scuole secondarie fino al 25 gennaio.
La sentenza del Tar ha disposto la sospensione dell'ordinanza regionale "nella parte in cui disciplina la didattica a distanza, imponendola al 100%, nel periodo compreso tra i giorni 11 gennaio e 15 gennaio 2021". I giudici amministrativi lombardi hanno bocciato un'ordinanza che, "per contenere gli assembramenti adotta misure incidenti sulla didattica in presenza, rispetto alla quale non evidenzia alcun peculiare pericolo di diffusione epidemiologica". Secondo il Tar, infatti, "il pericolo che l'ordinanza vuole fronteggiare non è legato alla didattica in presenza in sé e per sé considerata, ma al rischio di assembramenti correlati agli spostamenti degli studenti".
Sta tutta qui, scrivono i giudici di via Corridoni, "l'irragionevolezza della misura disposta, che, a fronte di un rischio solo ipotetico di formazione di assembramenti, anziché intervenire su siffatto ipotizzato fenomeno, vieta radicalmente la didattica in presenza per le scuole di secondo grado, didattica che l'ordinanza neppure indica come causa in sé di un possibile contagio".
L'ordinanza lombarda, che impone la Dad a tutti gli studenti delle scuole superiori, presenta poi un "pregiudizio grave e irreparabile", legato da un lato alla "compressione del diritto fondamentale all'istruzione" e dall'altro all'"oggettiva ricaduta delle misure adottate sulla crescita, maturazione e socializzazione degli studenti". Tutti "obiettivi propri dell'attività scolastica" che secondo i giudici amministrativi "risultano vanificati senza alcuna possibilità di effettivo ristoro" dall'ordinanza lombarda.