Il Cts ricorda il "dramma di milioni di ragazzi" che da quasi un anno sono reclusi a casa e la didattica a distanza che penalizza chi non dispone di mezzi idonei
Lunedì soltanto tre Regioni (Abruzzo, Toscana e Valle d'Aosta) hanno scelto di dare il via libera alle superiori per il ritorno in classe. Le altre Regioni hanno preferito la didattica a distanza, attendendo l'evoluzione della curva epidemiologica e contando di far tornare i ragazzi in aula il 18 o il 25 gennaio. Basilicata, Calabria, Friuli, Marche, Sardegna, Sicilia e Veneto hanno stabilito che la didattica a distanza proseguirà per gennaio.
Quest'ultima posizione ha irritato il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina. Contro le riaperture a macchia di leopardo si schiera anche Agostino Miozzo, portavoce del Cts, che dice di "leggere con grande preoccupazione l'elenco impressionante di decisioni prese dai diversi presidenti di Regione in merito al ritorno in presenza degli studenti delle scuole superiori". Una sorta di "anarchia didattica davanti al dramma di milioni di ragazzi" che da quasi un anno sono reclusi a casa in una non sempre efficiente didattica a distanza che, in molti casi, ha solo accentuato le differenze di classe penalizzando chi non dispone di mezzi idonei.
La Dad, in molti casi poi, ha solo accentuato le differenze di classe penalizzando in modo drammatico che non dispone di mezzi idonei. I sindacati, dal canto loro, puntano sulla vaccinazione di tutto il personale che viene a contatto con gli studenti. "Non possiamo perdere altro tempo: sono più di 300mila i docenti che superano i 55 anni. L'87% si è detto disponibile a vaccinarsi", sottolinea Maddalena Gissi segretaria generale Cisl Scuola.