la criminalità organizzata investe sul cibo

Se il mattone è in crisi, la mafia si reinventa e investe nello slow food

La criminalità organizzata si accaparra illecitamente i fondi europei. Rischio di infiltrazioni anche in Expo 2015

22 Lug 2014 - 18:09
 © dal-web

© dal-web

Se il mattone entra in crisi, la mafia, si adatta, e passa ai prodotti slow food. La scelta di investire nel mercato del cibo bio ha fruttato finora alle organizzazioni criminali circa 14 miliardi in un anno. Con un "contributo" del tutto particolare: quello della Ue, che arriva ai malavitosi grazie al denaro riscosso dalle truffe sui fondi dall'Europa.

Funziona così. Piccoli imprenditori (sulla carta) chiedono denaro per progetti fantasma, alterano le cifre di produzione, o fanno false intestazioni di titoli e terreni, a volte persino dello Stato. Come? Attraverso la "parcellizzazione": per non destare sospetti, vengono chieste tante piccole somme al di sotto dei 150.000 euro, una cifra sotto la quale la certificazione antimafia non e' richiesta.

Dietro però c'è un cervello unico: i clan calabresi, che spesso riescono ad eludere i controlli grazie alla corruzione di alcuni addetti. Tra i truffatori individuati ci sono anche mogli di latitanti. E il fenomeno è in crescita. In meno di due anni i finanziamenti illeciti ai danni dello Stato e dell'Unione sono più che triplicati e puntano a quadruplicarsi.

Nell'ambito dei controlli mirati del Nucleo Antifrodi dei Carabinieri (Nac), il 70% dei finanziamenti sono irregolari. Oltre a questo, c'è anche la contraffazione. A Trapani, ad esempio, alcune famiglie hanno messo gli occhi sul mercato ittico e dell'ortofrutta dal Nord Africa ed etichettato come prodotto nazionale. I mercati più battuti in Europa sono Spagna, Grecia, Romania e Germania. E lo scorso anno solo i Nac hanno sequestrato 9.000 tonnellate di prodotti contraffatti in Italia.

Contraffazione ma anche infiltrazioni nella filiera, fino a triplicare i prezzi. Nel nostro Paese arriva dalla Germania la carne di maiali allevati in strutture con 150.000 capi ammassati in capannoni di finte coop. Dalle indagini finora svolte si tratta di animali che si ammalano facilmente. Quella carne "a rischio" diventa italiana: la legislazione attuale permette di etichettare prodotti come Made in Italy per il semplice fatto di essere stati stagionati nel nostro Paese.

"Mafia liquida, che come l'acqua torbida inquina tutto ciò con cui entra a contatto", spiega il Procuratore Giancarlo Caselli, anche direttore scientifico dell'Osservatorio sulle agromafie della Coldiretti. "La grande mafia tenta di imitare il modello Eataly", spiega Maurizio Delli Santi, comandante dei Nac. Gli occhi sono ora puntati sull'Expo 2015 di Milano, il cui tema sarà "Nutrire il pianeta”. "Il rischio di infiltrazioni c'è - spiega Caselli - ma abbiamo gli strumenti per fronteggiare l'agromafia".

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri