aggravante del metodo mafioso

Sequestri lampo a scopo di estorsione in Puglia: fermati due uomini ad Andria

Nel mirino dei due, adesso sotto custodia cautelare, alcuni imprenditori locali e i loro familiari

04 Lug 2024 - 14:49
 © Carabinieri

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Avrebbero sequestrato diverse persone chiedendo poi ai loro parenti di pagare in poche ore la cifra richiesta per "evitare che qualcuno si faccia male". Soldi chiesti a imprenditori locali o ai loro familiari da due uomini di Andria (Puglia), arrestati dai carabinieri e gravemente indiziati a vario titolo di tentato sequestro di persona a scopo di estorsione e tentata estorsione, con l'aggravante del metodo mafioso per la loro presunta vicinanza al clan Pastore.

Sequestri lampo, appunto, a scopo estorsivo che hanno riguardato la comunità locale. Le due ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite nei confronti di un 47enne e un 55enne. Sono entrambi pregiudicati e il secondo è già in carcere da qualche tempo, dove è stato raggiunto dalla notifica del provvedimento.

In particolare, i due avrebbero chiesto soldi a un imprenditore di Andria. Una richiesta replicata in una lettera a lui indirizzata in cui i presunti estorsori si identificavano con il nome Codice 666. "Abbiamo bisogno di un aiuto economico a tuo piacimento, senza impegno, per poter aiutare tante nostre famiglie carcerate. Puoi arrivare a noi se qualche buon amico conosce il nostro vero codice, 666. Certi di un tuo aiuto ti abbracciamo caramente come abbracciamo i nostri figli", questo il tenore delle lettere.

Al rifiuto dell'imprenditore, avrebbero tentato di sequestrarlo per estorcergli denaro. Nel 2021, con una Stelvio rubata e dotata di lampeggiante blu simile a quello delle forze dell'ordine, avrebbero costretto l'imprenditore a fermare la propria auto, simulando una sorta di posto di blocco. L'uomo era riuscito a fuggire, evitando così il sequestro. Il gruppo aveva la capacità di "simulare controlli" e la disponibilità di "mezzi, armi, ma anche persone impegnate nella regia e nell'organizzazione e ideazione" dei sequestri, ha detto in conferenza stampa la pm della Direzione distrettuale antimafia di Bari Daniela Chimienti, che ha coordinato l'inchiesta.

Nel corso dell'indagine, denominata Codice 666, sono stati anche sequestrati alcuni quintali di marijuana. A eseguire le ordinanze di misure cautelari emesse dal Gip del tribunale di Bari sono stati i carabinieri del comando provinciale di Barletta-Andria-Trani, con i colleghi dello squadrone eliportato carabinieri cacciatori Puglia.

L'indagine era partita dalla denuncia della vittima. Da lì gli inquirenti hanno scoperto l'esistenza di un gruppo, il Codice 666, e i responsabili che avrebbero tentato almeno un altro sequestro-lampo. Dopo il tentato sequestro, l'imprenditore ha ricevuto un'altra lettera (sempre con il codice 666) e messaggi in cui venivano chiesti soldi. Altri eventuali membri del gruppo sono ancora in fase di identificazione.

"Quello dei sequestri a scopo di estorsione è un fenomeno gravissimo, diffuso anche a causa dell’omertà che lo accompagna", ha detto in conferenza stampa il procuratore di Bari, Roberto Rossi. "Grazie alle indagini e agli arresti, però, l’omertà sta venendo meno. Vogliamo mettere fine a questo fenomeno", ha aggiunto.

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