Speciale Il caso Sharon Verzeni
IL RACCONTO

Omicidio Sharon Verzeni, testimoni: "Noi, nati stranieri, abbiamo fatto arrestare il killer"

Il racconto dei due giovani, italiani di origine marocchina, che hanno aiutato i carabinieri a identificare Moussa Sangare. "Se fossimo stati più vicini, avremmo potuto salvarla"

31 Ago 2024 - 15:19
 © Tgcom24

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"L'unico rimpianto è non aver potuto fare qualcosa per salvare Sharon Verzeni". È quanto hanno dichiarato i due testimoni del caso della 33enne di Terno d'Isola (Bergamo). Si tratta di un 25enne e un 23enne italiani di origine marocchina, che hanno fornito un aiuto decisivo ai carabinieri nell'identificazione dell'uomo in bicicletta che ha poi confessato, Moussa Sangare. "Se fossimo stati più vicini al luogo dell'omicidio, forse avremmo potuto salvarla", hanno aggiunto. "Abbiamo avuto la cittadinanza da ragazzini, a 15 anni. Vogliamo far riflettere che se il killer è di origini straniere, lo siamo anche noi. Forse senza la nostra testimonianza sarebbe libero. Pensiamo di aver fatto il nostro dovere".

Il racconto dei due testimoni del delitto Verzeni

 In un'intervista a La Repubblica, i due giovani hanno raccontato quella tragica notte. "Eravamo usciti come al solito molto tardi per allenarci. Era più o meno mezzanotte, eravamo a Chignolo vicino alla farmacia davanti al cimitero, dove ci siamo fermati per fare delle flessioni. A quel punto sono passati due nordafricani in bicicletta, poi un terzo. Lui ci è rimasto impresso, perché era un po' strano. Aveva una bandana in testa e un cappellino, uno zaino e gli occhiali. Ci ha fissato a lungo e poi ci ha fatto una smorfia. Non lo avevamo mai visto prima".

"Siamo orgogliosi di aver fatto arrestare l'assassino"

 "Abbiamo raccontato di quel ragazzo quando siamo stati chiamati in caserma. A un certo punto ci hanno fatto anche i complimenti perché ci ricordavamo tutto", hanno proseguito i due testimoni. "Ora ci sentiamo orgogliosi per essere stati utili all'identificazione dell'assassino. Il rimpianto che ci resta è non aver potuto fare qualcosa per Sharon. Non essere stati più vicini a via Castegnate. In quel caso forse avremmo potuto salvarla. Magari l'assassino ha visto una preda facile, come quei due ragazzini che voleva aggredire. Quando ha incrociato noi, invece, ci ha solo guardato male ed è andato avanti".

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